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12 aprile 2015

Collare, pettorina, collare a scorrimento; come la penso?

 
Credo che, come in tutte le cose, non si possa generalizzare, ma si debbano fare delle distinzioni
Partendo dal presupposto che ogni strumento abbia una sua funzione, anche gli attrezzi "collare, collare a scorrimento e pettorina", credo abbiano bisogno, per dar loro un senso, di una collocazione in un contesto ben preciso.
GENERALMENTE
- Io ritengo che il COLLARE SEMPLICE sia lo strumeno di elezione ( = da preferire) per i cani che non presentano problemi particolari, che non tirano, che non si fiondano su tutti i cani che trovano
sulla loro strada, cani, ben educati, ben socializzati e ben inseriti nel contesto sociale in cui vivono.

- La pettorina (ad H) la trovo utile nel caso in cui il cane tiri e lo si voglia lasciar tirare, senza avere particolari rimorsi.
La trovo utile anche nei cani di piccola taglia, o isterici e fuori controllo o iperagitati o stressati o disadattati, nei cani che hanno schiena normale o corta. (Sconsiglio l pettorina a cani tipo bassotto et similia)
Può essere utile ai cuccioli, esuberanti, fuori controllo, smaniosi di andare ad esplorare.
(Io la faccio comunque abbinare al collare, senza agganciarvi il guinzaglio, in previsione che, crescendo, poi il cucciolo abbandonerà la pettorina a favore del collare normale).
Vorrei precisare, che, secondo quella che è la mia esperienza, non è per niente vero che la pettorina risolve il problema del cane che tira, come sostengono i fautori di correnti cinofilosofiche ipergentiliste!
L'unica cosa che risolve il problema del cane che tira è il PERCORSO EDUCATIVO o ADDESTRATIVO, secondo le varie filosofie.


- Il collare a scorrimento (o strozzo, che dir si voglia) lo considero uno strumento di contenzione maggiore o di correzione che, al pari di tanti altri strumenti, può legittimamente essere usato per la RI-EDUCAZIONE del cane problematico.

Esiste una leicità di impiego di questo strumento, in casi particolari, e per periodi determinati, ove si fosse in presenza di cani adulti, già ampiamente "disastrati", per vari motivi divenuti problematici, dalla tempra dura, cani aggressivi o intolleranti al tocco umano,  ecc.
L'uso di questo strumento, per come la vedo io, è da ritenersi a tempo determinato, finchè il percorso rieducativo sarà stato completato ed avrà dato i frutti sperati.
Riassumendo
- se il cane lo cresco bene sin da cucciolo, se lo socializzo bene, se gli insegno il corretto atteggiamento da tenere durante la passeggiata, se ho istaurato una buona relazione fatta di fiducia e rispetto reciproco, ecc.ecc., NON HO BISOGNO ALTRO CHE DI COLLARE SEMPLICE!

- Se ho un cane fuori controllo, magari di piccola taglia, se lo voglio lasciar tirare senza rimorsi, se non voglio educarlo alla conduzione al guinzaglio, se ho un cucciolo imbizzarrito, se voglio sentirmi "alla moda" e politically correct, USO LA PETTORINA.
- Se ho un cane problematico, magari di grossa taglia, se ha tempra dura, se e' intollerante al tocco umano, se è aggressivo, mordace , se lo devo rieducare, POSSO USARE ANCHE IL COLLARE A SCORRIMENTO (al pari di altri strumenti) per il tempo necessario al percorso rieducativo.

Non trovo saggio l'uso di tutti gli strumenti citati sopra, se usati "a prescindere"

Ogni strumento deve avere una motivazione logica che ne consigli l'uso!


D'altro canto, non escludo che l'uso improprio o criminale di TUTTI gli strumenti che ho nominato sopra possa causare danni rilevanti sul cane!

6 marzo 2015

Il cane di argilla

Privare il cane della benché minima fonte di stress, è deleterio, per il suo benessere psichico, tanto quanto sottoporre il cane a stress continui ed intensi. Mettere il cane sotto una campana di vetro crea un individuo fragile ed inetto.

3 novembre 2014

Il cane più intelligente del mondo...ma davvero?


Ultimamente mi sono trovata a leggere questo articolo di qualche anno fa, corredato di video esplicativo


 

Per chi non conoscesse l’inglese riassumo brevemente il succo.



Uno psicologo americano, certo John Pilley, arrivato ormai all’età della pensione, viene colto da fervida curiosità di capire quanti vocaboli potesse ricordare la sua border collie Chaser.
Per soddisfare questa sua necessità, lo psicologo ha sottoposto la sua cagna ad un training intensissimo (5 ore al giorno per 5 giorni la settimana nell’intero arco della vita del cane di 9 anni) durante il quale venivano mostrati giorno per giorno a Chaser giochi nuovi ai quali venivano associate le relative definizioni verbali.
Il compito di Chaser era quello di associare la parola all’oggetto e ricordarsi nel tempo il nome giusto per l’oggetto giusto.
Durante tutto il periodo del training la border collie veniva testata periodicamente attraverso vari comandi (tocca con la zampa, porta, tocca col naso) per capire quante risposte giuste fosse in grado di dare rispetto al gioco che John Pilley le chiedeva di segnalare.
 
 

Il risultato ha dato il 90% circa di risposte esatte.
Dumentato il tutto, John Pilley ha pubblicato i risultati di questo esperimento su
New Scientist ed è nato il “personaggio fantastico”
Il video prosegue con altri esperimenti fatti; uno per capire se il cane è in grado di seguire un’indicazione data dall’uomo e di quanto il cane può essere più bravo rispetto ad un bambino di 2 anni e rispetto ad una scimmia bonobo, l’altro per capire se quando il cane guarda il suo proprietario prova emozioni simili all’amore. =_=
Inutile dire che i risultati ottenuti sono stati interpretati come strabilianti e come indice di capacità intellettive ed emozionali straordinarie fino ad ora sconosciute del cane moderno.
Io qualcosa da obiettare in merito ce l’avrei!

1) Mi verrebbe da dire povero cane...
5 ore 5 giorni alla settimana per fare un puro e semplice esercizio mnemonico mi sembra al limite della crudeltà mentale umana...

Uno psicologo che dice di considerare la sua cagna come una figlia, che la sottopone ad un training quotidiano ripetitivo, ossessivo e stressante come quello di imparare vocaboli nuovi e per il cane, etologicamente parlando, assolutamente insignificanti, mi fa nascere degli inquietanti dubbi…
Chiunque abbia un po’ di esperienza con cani da lavoro, cani che praticano sport, cani adibiti in attività di utilità sociale, sa perfettamente quali siano i limiti temporali e qualitativi da non varcare per non rendere gli esercizi da imparare noiosi, ripetitivi, ossessivi e nauseanti.
Il cane che impara trick, abilità, esercizi nuovi, deve essere allegro e sereno e per rimanere tale chiunque un po’ avvezzo di cani veri sa che questo può avvenire solo se durante il training si ha la capacità di mantenere  un livello di stress accettabile, di proporre un mix tra attività mentale e fisica e soprattutto di chiedere esercizi possibilmente corti e sempre variati.
Un lavoro mentale sempre uguale nella modalità di apprendimento e di espressione, di 5 ore al giorno per 5 giorni la settimana protratto per anni, con continui test e prove per confermare la “bravura” del cane, sono un esercizio estremo anche per un cane mentalmente attivo come il border collie, e per quanto rispetto si voglia avere del cane, con un training così estremo, non si può non travalicare il confine tra benessere animale e maltrattamento.
Credo che chiunque sappia chi è un cane, non abbia bisogno di conferme scientifiche per capire che un cane sottoposto ad un training del genere non può definirsi un cane fortunato.
Tutto ciò per dimostrare (a chi?) che il cane Chaser ha imparato e conosce il significato di 1022 vocaboli!
Ma ne valeva la pena?
E soprattutto, una volta stabiliti quanti oggetti Chaser era in grao di riconoscere, a chi avrebbe giovato questo esperimento?

2) Qualunque cane dotato di intelligenza normale e di doti psichiche naturali come quelle che hanno i border collie che gli permetta di restare sano di mente dopo un training del genere, imparerebbe lo stesso numero di nomi che contraddistinguono i vari oggetti.
Non è l’eccezionalità intellettiva di Chaser che ha determinato la creazione del ”bimbo prodigio”, bensì l’eccezionalità della sua tempra e l'eccezionalità estrema del training utilizzato.

Parlando di amore che sgorga quando il cane guarda l’uomo


3) Mi sembra come minimo inutile sottoporre un cane a risonanza magnetica, sebbene dopo debito addestramento, per dimostrare all'uomo, che evidentemente tanto intelligente non è, (visto che ha bisogno di prove scientifiche), che il cane quando guarda l'uomo è felice e rilascia l'ormone simile a quello dell'umano che si innamora...
Qualsiasi persona dotata di empatia normale e intelligenza normale, si accorge che quando il cane sta insieme al padrone è felice (non sempre, dipende dal padrone che ha, ma in generale il cane dovrebbe essere felice)

Ma io scommetto che lo stesso ormone lo si troverebbero non solo nel cane che guarda il padrone ma anche nel lupo che guarda il suo compagno di branco, il suo leader, la sua mamma, i suoi fratelli, così come nel cane che guarda il guinzaglio per uscire, la palla, il giochino che suona ecc.
Qualsivoglia cosa o persona che provochi gioia nel cane scommetto che induca al rilascio dell’ormone dell”amore”


Argomento “seguire indicazioni umane”



4) Il puntamento è insito nel dna del cane, infatti se pensiamo a come si svolge la caccia nel branco di lupi, ci accorgeremmo che i lupi "puntano" per indicare la direzione da prendere agli altri membri del gruppo o per indicare la preda predestinata.
 Nel border collie poi la "punta" è selezionata da secoli...


Il cane poi, essendo con noi umani da migliaia di anni ha fatto della sua prerogativa di animale socialmente evoluto un passe par tout per la convivenza umana.

In quanto io peraltro creda che anche il bonobo allevato da piccolo in famiglia sarebbe in grado di imparare il significato del nostro gesto di "puntare"
I bonobo "selvatici" non ci riescono perché non sono predatori e perché hanno una società fondata su altri usi e costumi...


Quindi non vedo l'eccezionalità della cosa nei cani tenendo conto che il cane oltre che questa peculiarità innata ha anche un fiuto eccezionale...


Né tantomeno possiamo parlare di capacità deduttive, perché questo test, non dimostra di certo la capacità di deduzione del cane...

5)Non capisco a cosa servano questi "esperimenti" in riferimento al "benessere animale" o al benessere umano...


E poi, io mi domando:" Ammesso e non concesso che il cane queste capacità intellettive speciali ce le abbia davvero, di tutta questa presunta super intelligenza, cosa se ne dovrebbe fare?


13 giugno 2014

E' sempre colpa dell'educatore?

Molte volte arrivano al nostro centro cinofilo proprietari scontenti degli scarsi risultati che hanno ottenuto frequentando corsi di educazione con altri educatori di altre scuole cinofile e spesso riempiono di critiche negative i colleghi che, secondo loro, non sono riusciti a dare indicazioni utili per risolvere i problemi che lamentavano.
Per esperienza ho imparato che non sempre queste critiche rispondono al vero.
Non sempre è "tutta colpa dell'educatore incompetente"

Certo, come in tutte le professioni, anche nella nostra esistono i "bravi" e i "meno bravi" e "gli incompetenti, tuttavia, credo che, a volte, dietro a questi insuccessi, non ci sia un'incapacità tecnica reale del professionista, bensì un gap comunicativo tra soggetti posti su linee d'onda di diverso livello.

Al di là dei vari motivi che spingono il proprietario ad intraprendere un percorso educativo col proprio cane, sono molteplici le cause per cui un lavoro può rivelarsi infruttuoso.

La prima su tutte, secondo me, è l'incapacità soggettiva (emotiva, culturale, intellettuale, psicologica, e di stile di vita) del proprietario di poter seguire fedelmente approcci educativi che, in quel caso, sono per lui incomprensibili, non condivisibili, o troppo al di fuori della sua "concezione del cane"

Se si commette l'errore di non tener conto della soggettività intera del proprietario che ci interpella, si rischia(così come lo si rischia non tenendo conto della soggettività del cane) di ridurre di molto le probabilità di riuscita del percorso educativo.

Ogni proprietario, (così come ogni cane) è diverso da un altro e così come esistono diverse soggettività in un binomio, ogni metodo non è uguale ad un altro e può essere pienamente accettato e condiviso da una persona, così come può risultare sgradito ad un' altra.
Seppure nei limiti del pieno rispetto del cane, esistono differenze, anche sostanziali, tra un metodo e un'altro, tali da poter piacere, (consapevolmente od inconsapevolmente), ad un certo tipo di proprietario e non ad un altro.
Chiaramente, se ad un proprietario viene proposto un tipo di approccio, senza tenere conto delle sue inclinazioni, molto probabilmente avremo una parte del binomio (quella fondamentale) che non applicherà "alla lettera" ciò che gli viene detto, ma "interpreterà" l'insegnamento secondo la sua concezione del cane, la sua concezione della vita e la sua concezione del mondo, vanificando così l'intero progetto educativo ed il lavoro del professionista!

Ecco perchè per la buona riuscita di un progetto è necessario che un buon educatore non conosca un solo metodo, non conosca solo un approccio educativo, bensì conosca "I METODI" e "GLI APPROCCI" e non si fossilizzi ad adottare caparbiamente sempre lo stesso metodo, ma applichi ciò che in quell'ambito, con quel cane, con quel proprietario porterà il maggior beneficio ad entrambi, attingendo di volta in volta da tutti i modelli che conosce!

Tra parentesi, questi sono gli  educatori delle TERRE DI MEZZO e qui trovi il gruppo fb
https://www.facebook.com/groups/296512113845483/?fref=ts


chiusa parentesi



Un'altra delle cause che possono portare all'insuccesso di un lavoro sono le "bugie" che il proprietario racconta all'educatore...

Capita molto spesso che il proprietario, non racconti "tutto" quello che l'educatore dovrebbe sapere e spesso mente alle domande che gli vengono poste.

Sono sempre bugie dette in buona fede, spesso per incapacità critica oggettiva, o per incapacità di osservazione del proprio cane, o per imbarazzo, o paura di essere giudicato male, o, nei soggetti ansiosi, per minimizzare il problema così da darsi consolazione, ma sempre di bugie si tratta !

Queste bugie, sono un ostacolo, perchè costringono l'educatore ad un super lavoro mentale, perchè rendendosi conto che qualcosa non quadra, deve immaginare su cosa il proprietario sta mentendo.

A volte il proprietario mente anche sui "compiti a casa" per coprire la sua svogliatezza, la sua incapacità, la sua pigrizia ^_^

Per fortuna che il cane parla...quindi, attraverso il cane, l'educatore esperto traduce in verità la bugia o le bugie che il proprietario sta tentando di vendere come verità e spesso poi l'asino casca ^_^

Quindi, prima di credere alle critiche negative mosse a questo o quel professionista, bisogna informarsi bene di come sono andati realmente i fatti per non fare torto a nessuno.
E siccome una rondine non fà primavera, una sola critica non fà un cattivo educatore...

6 novembre 2013

Dominanza, mito o tabù?

Ultimamente, nei salotti cinofili, parlare di dominanza, intesa come espressione di rango sociale tra cani o tra lupi è diventato un fatto a dir poco sconveniente se non addirittura esecrabile.
La parola stessa avrebbe assunto nel tempo, attraverso l’elaborato apporto degli antropomorfismi culturali umani, connotazioni talmente torve, losche e cattive da portare il cinofilo new age e molto politically correct a negare l’evidenza della sua funzione e l’inconfutabilità della sua esistenza all’interno della specie canina e/o lupina
Questo sta portando la cinofilia a stravolgere in buona parte il senso e l’importanza della dominanza e della sottomissione intese come strategie sociali apportatrici di equilibrio, stabilità e benessere nei nuclei composti da individui predatori, relazionalmente evoluti, intimamente coesi e dotati di linguaggio articolato, preciso e chiaro.
Prima di proseguire vorrei fare un po’ di chiarezza nei termini

Primo vocabolo tabù

- DOMINANZA -
Volendo dare una definizione parziale e cattiva al termine, il più cattivo che possiamo appioppargli è questo:
*** "Capacità di ottenere privilegi e difenderli quando necessario!”

(*** Proseguendo, quando parlerò di dominanza mi riferirò unicamente a questa parte di significato)

Per far ciò l'individuo usa posture alte e comportamenti ritualizzati, di fronte ai quali gli individui geneticamente predisposti ad occupare un rango inferiore si sottomettono.
L'individuo dominante può al limite ANCHE ricorrere a comportamenti d'aggressione, ove la ritualizzazione fallisse, questi comportamenti sono detti, in tal caso, comportamenti competitivi o gerarchici.
Vorrei chiarire che , questi comportamenti aggressivi vengono usati assai raramente, perché la dominanza nel linguaggio lupino e canino è principalmente sinonimo di equilibrio, stabilità e mancanza di scontri conflittuali per la gestione delle risorse.

SE TUTTO FILA LISCIO,LA DOMINANZA COMEINTENZIONE DI FAR VALERE I PROPRI PRIVILEGI NON VIENE MAI ESERCITATA!

Inoltre vorrei ricordare che l’individuo dominate non ha solo privilegi nel gruppo, ma ha anche e soprattutto doveri e responsabilità.
Quindi l’individuo dominante è un individuo dotato anche grandi doti carismatiche, psichiche, strategiche e diplomatiche.
Questo non toglie che quando, dove e come, l’individuo Alpha, volesse far valere i propri privilegi e la sua supremazia, ne abbia facoltà di farlo.

Secondo vocabolo tabù

- SOTTOMISSIONE -
La capacità da parte del sottoposto di bloccare l'aggressione prima che avvenga o durante l'attacco , mediante il ricorso a posture (tipicamente basse), mimiche e rituali non aggressivi, che fungono da segnale di calma immediata.

DOMINANZA - SOTTOMISSIONE (attiva, passiva ecc)
sonon vocaboli che vanno di pari passo.

Esistono individui geneticamente predisposti alla dominanza rispetto ad altri che non lo sono.

Ben lo sanno coloro i quali hanno catalogato i vari componenti di un gruppo con le lettere dell’alfabeto (Alpha, beta, gamma, ecc.)
Sebbene le dinamiche relazionali, all’interno di un gruppo, siano appunto dinamiche e non statiche, comunque sia, esistono valori gerarchici precisi e compiti da svolgere, diversi, secondo le varie predisposizioni e capacità acquisite o genetiche.

Ma all’homo sapiens modernus buonistus il vocabolo DOMINANZA non piace, non è simpatico ed evoca immagini circensi con frusta e forcone
Allora?
Allora si è cercato qualcosa che avvallasse il fatto che la dominanza non esiste!

In relazione a questo, molte ricerche sono state avviate per cercare di negare l’esistenza della dominanza come espressione di rango sociale all’interno dei gruppi dei lupi.

Le conclusioni che ne sono uscite, in realtà a mio avviso poco obiettive, non sono mai state in grado di negare realmente l’esistenza della dominanza tra membri dello stesso gruppo sociale. Anzi

Faccio un riassunto, molto riassunto, di come sono andati fino ad ora gli studi sui lupi


Le prime conclusioni, estratte da studi di nuclei di lupi in semi-cattività hanno evidenziato che la dominanza come "capacità di mantenere privilegi" e difenderli OVE E QUANDO NECESSARIO, esisteva e veniva esercitata, anche se raramente, quando le ritualizzazioni fallivano il loro compito. o quando c'era scarsità di cibo o di territorio o vicinanza di nuclei famigliari diversi

In relazione a questo subito è partita la polemica che questi studi erano fatti sui lupi in cattività, quindi non erano da ritenersi attendibili perché non rispondenti a situazioni di vita selvatica, unica condizione necessaria, secondo i fautori della polemica, per ottenere risultati attendibili.
Tra le altre cose, la situazione di cattività dei lupi in questi studi, si avvicina molto al contesto in cui vivono i nostri cani oggi; cattività, vicinanza di individui appartenenti a nuclei estranei, promiscuità di territorio ecc. quindi, se gli studi sui lupi dovevano servire a capire di più i nostri cani, quale situazione sarebbe stata migliore di questa?
E tra le altre cose, dove si dovrebbe esprimere la dominanza, come potenzialità equilibratrice di un nucleo sociale, se non in situazioni portatrici di stress esistenziale? Ma andiamo avanti
Allora ecco che altri studiosi sono partiti e hanno studiato i nuclei selvatici.
E, miracolo, i lupi non esercitavano più la dominanza!
Ma davvero?
Forse perché vivevano in nuclei famigliari composti da cuccioli e femmine imparentate?
Forse perché avevano cibo a sufficienza e non avevano competitori sociali minacciosi?
Forse perché il primo nucleo competitore estraneo che potevano trovare viveva a centinaia di km di distanza?
Forse perché vivevano in coppie stabili e collaudate?
Con chi dovevano esercitare la dominanza?
Con gli adolescenti indisciplinati?
Si grazie!
Peccato però che i cuccioli a poche settimane di vita avevano imparato dalla madre (e nemmeno tanto gentilmente) la gerarchia alimentare, l'inibizione del morso e la sottomettersi come strategia primaria per ottenere privilegi!
All'interno dei nuclei famigliari selvatici il cucciolo di lupo impara prestissimo a non scassare i marroni, impara prestissimo a cosa serve la sottomissione e a rispettare le regole, almeno fino all'adolescenza, periodo in cui, guarda caso, i maschi, o se ne vanno spontaneamente dal gruppo, o vengono gentilmente allontanati.
Chissà perché poi?
Per farsi una nuova famiglia rendendosi la vita complicata, piena di insidie e rischi?
Perché?
Se la dominanza intesa come capacità di ottenere privilegi e difenderli quando necessario non esistesse, non sarebbe meglio per l’adolescente restare nel gruppo di appartenenza senza attriti, scontri o DOMINANZE varie?
Quindi?
Se in un gruppo che viene osservato non esiste l’opportunità che una delle espressioni di dominanza venga esercitata, (capacità di mantenere e difendere un privilegio) vuol dire che le regole della dominanza non esistono?
No!
Vuol solo dire che in quelle occasioni e in quell’ habitat e in quelle condizioni, la dominanza, non ha ragione di esprimersi.
La dominanza esiste, ha un suo perchè, viene adoperata dai vari membri che ne hanno facoltà, principalmente per mantenere gli equilibri ma dove e quando ve ne fosse necessità anche per ribadire privilegi, supremazie e quant'altro!

La dominanza e la sottomissione sono strategie che servono per mantenere stabilità nel gruppo e per evitare contrasti inutili tra i membri.
Non è l’unica strategia, non è l’unico modo di rapportarsi, non è l’unico linguaggio, sia ben chiaro, il linguaggio canino si concretizza con tantissimi altri comportamenti, mimiche, ritualizzazioni, ma qui stiamo parlando di ridare dignità e senso alla DOMINANZA e al suo esatto contrario SOTTOMISSIONE quindi parliamo solo di quello!

E per dirla tutta sono convinta che se la dominanza tra cani non esistesse, non esisterebbe allora nemmeno tutto quell'ambaradan di segnali pacificatori (o di calma come dir si voglia) che essendo segnali, appunto, sono rivolti indubbiamente solo ed unicamente agli altri componenti cospecifici del nucleo di appartenenza, per permettere una lettura articolata delle proprie intenzioni o stati d'animo, all'interno di una struttura dove le gerarchie esistono pur non essendo statiche e stabili.

Se lo status sociale ed il relativo esercizio dello stesso (compresa l'opzione dominanza) non esistesse, non avrebbe senso mantenere all'interno di un gruppo, evidentemente allora statico e democratico, un sistema tanto sofisticato di comunicazione delle intenzioni pacifiche e di sottomissione.

Basterebbe chiedersi come mai, se non vi fosse alcuna possibilità che un altro componente di un gruppo faccia valere il suo status gerarchico, un individuo avrebbe il disturbo di imparare, esercitare, ed esprimere un linguaggio diplomatico così articolato, complicato, ricco di sfumature e dispendioso di energie per pacificare qualcuno che non avrebbe la benchè minima intenzione di esercitare (nemmeno quando necessario) la dominanza."
Dominanza o sottomissione nel linguaggio canino significano equilibrio.
Sono necessari alla stabilità sociale e negarne l'esistenza è negare l'evidenza.

Detto ciò non significa che i segnali di pacificazione vengano emessi solo in questioni relative agli status sociali, ma partono e si generanno da quelli.
Non esistesse la dominanza o la sottomissione non esisterebbero i segnali di pacificazione, indispensabili nei gruppi sociali evoluti e numerosi.
Cosa che non esiste tra le volpi per esempio, essendo esse animali solitari


Un capitolo a parte dovrebbe essere dedicato alla questione dominanza-sottomissione relativa alla convivenza cane-uomo, ma, molto brevemente accenno ugualmente all'argomento.

Partendo dal presupposto che il cane il concetto di dominanza e di sottomissione c'è l'ha nel DNA e che lo esercita principalmente coi suoi simili,

che dominanza e sottomissione sono due comportamenti posti agli antipodi tra loro ma strettamente dipendenti uno dall'altro, va da sè che se vogliamo legittimare la prima, nel rapporto uomo cane, dobbiamo ammettere che esista anche la seconda...e che soprattutto, dominanza e sottomissione, per essere tali, dovrebbero necessariamente essere esercitati e posti in essere da entrambi i soggetti del branco misto...

Siccome Il concetto di dominanza-sottomissione nel cane è un concetto molto articolato e sofisticato che prevede, nella sua espressione, una serie di comportamenti complessi e protratti nel tempo e siccome l'uomo è un primate che si comporta in maniera totalmente diversa dal cane, con atteggiamenti, posture, linguaggi e segnali a volte diametralmente opposti a quelli della comunicazione canina, nella relazione tra cane e uomo, non possiamo parlare di concetti quali dominanza-sottomissione, poichè  queste differenze sostanziali tra le due specie non permettono lo svolgimento lineare e fluido di tutte le parti che compongono il puzzle delle interazioni sociali specie specifiche necessarie per definire gli status gerarchici.

Detto questo, sono altresì convinta che nel cane esistano talvolta comportamenti rivolti all'uomo, che esprimono l'intenzione di porsi al vertice del gruppo misto e che questi segnali vengano manifestati all'uomo con posture, mimiche  ed atteggiamenti identici a quelli espressi con i propri conspecifici (essendo questo l'unico linguaggio logico ed etologico che conosce il cane)Ovvero, nella mente del cane il concetto di dominanza "esisterebbe" anche per la relazione con l'uomo, ma di fatto non si può esprimere in maniera totale perché l'uomo non si comporta come il cane....

Perché ho scritto l’articolo?
Perché osservo da decenni i cani, perché ho studiato gli studi degli studiosi, perché ho osservato per cinque anni i cani rinselvatichiti in sardegna e perché la cinofilia ultimamente sta diventando un po’ troppo “tarallucci e vino” la dominanza tra cani esiste eccome se esiste! In alcuni casi si esprime, in altri è solo potenziale, ma negarne l'esistenza non è portare avanti una cultura cinofila obiettiva.

3 giugno 2013

De bello gallico



Prefazione
Ultimamente, la cinofilia sta attraversando un periodo burrascoso come non mai prima d’ora.

C’era da aspettarselo!

Si perché, visto come è fatto l’uomo e vista la rapidità con cui lo studio del cane ha prodotto nuove opinioni, nuove dottrine, nuovi modi di concepire il cane e nuovi metodi di applicazioni cinotecniche, era facile prevedere lo scossone (metaforicamente parlando) che oggi sta turbando la serenità di quanti sono coinvolti a vario titolo, nel variegato universo cinofilo.

L’uomo , si sa, è litigioso, molto territoriale, poco avvezzo alla condivisione e allo scambio, strenuo difensore delle proprie conquiste, un filo aggressivo e minaccioso verso l’estraneo, tende al predominio delle proprie convinzioni e a volte molto chiassoso.

Lo sappiamo, l’uomo tendenzialmente è così; l’uomo ha problemi comportamentali dovuti alla sua natura insicura!

Da questo assunto ne consegue che se l’ambiente in cui vive l’homo sapiens ( in questo caso mi riferisco all’ambiente culturale) muta troppo rapidamente, o al contrario rimane troppo indietro rispetto alla naturale evoluzione dei tempi, egli va in stress e abbaia d’anticipo.

Ecco perché oggi in cinofilia assistiamo ad un grande abbaiarsi contro

Troppe novità, troppe idee vecchie, troppe innovazioni, troppi conservatorismi, troppi arroccamenti, troppi baluardi, troppi neologismi, troppe muffe, troppe sponde, troppi territori da difendere, troppi dubbi, troppe certezze, troppi disturbatori, troppi guru Tutto ciò produce una tale instabilità sociale, una tale incertezza, una tale insicurezza, da dare il via all’abbaio generale.

Genesi del “de bello gallico”

Nascita dei primi contendenti

1) Come succede spesso quando i processi intellettuali si spingono rapidamente verso sponde nuove e ancora poco espolorate, in ambito cinofilo si stanno formando delle derive ideologiche innovative a carattere estremistico ed integralista che poco hanno a che vedere con la pragmaticità quotidiana del vivere col cane e men che meno con la reale essenza dell'animale.

Queste ideologie "ipergentiliste"o "iperbuoniste" esulano da una visione etologica realistica del cane e, nell'ottica del tutto si evolve tutto si trasforma, giocando la carta del "E' VERO TUTTO, MA ANCHE IL CONTRARIO DI TUTTO" vogliono stravolgere le fondamenta basilari della relazione col cane, sulle quali si costruisce e si concretizza quotidianamente la cinofilia etica, etologica, pratica e rispettosa dell'identità del cane.

Se da un lato è pur vero che tutto si evolve e tutto si trasforma, dall'altro è altrettanto vero che, nella relazione col cane, esistono dei punti fermi dai quali non si puo' prescindere.

I difensori del “suolo natio”

2) I punti fermi dai quali non si può prescindere derivano dallo studio e dalla conoscenza del cane, dall’etologia, dalla sperimentazione pratica delle teorie applicate nella vita quotidiana col cane, da una lettura dei risultati ottenuti possibilmente realistica e di buon senso e che sia scevra da visioni fantasiose e pindariche della realtà canina.

Paladini di questa visione realistica del mondo canino, si ergono gli stoici difensori dell’addestramento classico diventando essi stessi integralisti per contrastare i brucianti assalti della new age cinofila frikkettonalternativa.

Ecco l’origine della guerra in corso da qualche anno tra coloro che professionalmente si occupano di educazione e addestramento del cane.

Tra queste due categorie, che ormai sono diventate fazioni, è in atto una vera e propria guerra intestina atta a conquistare, chi su un versante chi sull’altro, il riconoscimento universale quale unica vera ed indiscutibile categoria qualificata per intervenire sul cane in modo “rispettoso”.

E questa guerra viene portata avanti da ambedue gli schieramenti (addestratori classici e gentilisti estremisti dell'ultima generazione) senza esclusione di colpi, più o meno bassi, sostanzialmente per accaparrarsi il consenso del vasto pubblico e, conseguentemente, clienti!

E la battaglia si combatte su argomenti quali:

oggetti

- collare vs pettorina –

- clicker vs approvazione verbale –

- guinzaglio lungo vs guinzaglio corto –

- pallina vs bocconcino –

- kennel vs divano –

e amenità varie

metodi

- gentile vs classico –

- cognitivo zooantropologico vs gentile –

- classico vs zooantropologico e gentile -

- chipiùnehapiùnemetta vs tuttoilresto

e vice versa

filosofie

- non si può dire NO al cane vs si DEVE

- non si può usare il termine PADRONE vs chiamalo come ti pare basta che ci capiamo sull’uso del termine

- non si può fare sport col cane vs fagli fare qualcosa ma faglielo fare

- il cane non si deve ADDESTRARE vs ma non ti accorgi che già il “seduto” è un addestramento?

- non bisogna usare bocconcini per premiare il cane vs perché no?

- Non bisogna dare ordini al cane vs facciamo che scelga lui cosa fare?

- Non dobbiamo pretendere che il cane obbedisca vs il cane non conosce e non è fatto per una società democratica

- il cane impara vivendo con me vs il cane deve essere tenuto sotto controllo

Ognuna di queste argomentazioni è sostenuta da granitiche certezze e portata avanti con rigoroso e schematico protocollo, infangando all'occorrenza professionisti antagonisti con tanto di nomi e cognomi, e insieme a loro, infangando la cinofilia tutta che, grazie alla scarsa etica deontologica e professionale dei loro componenti, ne esce vituperata e sconfitta nell'onore e negli scopi.

La mia modestissima opinione, in tutto questo battibeccare, è che le uniche cose certe di cui hanno bisogno TUTTI i cani sono:

- sentirsi parte integrante di un gruppo.

- ricevere regole, limiti e direttive.

- veder soddisfatti i suoi bisogni primari e secondari.

- avere una guida sicura che gli mostri il cammino.

- avere certezze, sicurezza, protezione.

- avere una figura di riferimento che gli infonda fiducia, calore e serenità

- sentirsi utile e avere qualcosa da fare.

- ricevere amore e rispetto.

- ricevere un’educazione adeguata al suo carattere.

- svagarsi, socializzare, giocare.

- relazionarsi in modo soddisfacente con i membri famigliari

- ricevere un insegnamento (gratificante) che lo renda abile ad obbedire*** quando richiesto.

Tutto il resto è materia opzionale, opinabile, adattabile, trasformabile, modellabile ma non per questo foriera di velelità bellicose.

***Sulla parola OBBEDIRE poteremmo aprire un altro capitolo bellico.

Per gli integralisti del dissenso la parola OBBEDIRE non suona per niente politically correct quindi viene bandita ufficialmente così come viene ufficialmente considerato riprovevole il fatto che il cane OBBEDISCA. (povero Garibaldi)

Per gli addestratori classici invece il termine risulta INDISPENSABILE

E questo è sufficiente per leggere e scrivere fiumi di simpatiche carinerie su questo o quel componente del gruppo bellico o dello schieramento nemico.

Piccola nota di redazione.

(Quando chiedi qualcosa al tuo cane e ti aspetti che il tuo cane lo faccia, in realtà ciò che gli hai chiesto era un ordine e se il tuo cane ti ha ascoltato in realtà ti ha obbedito.

Si può dare un ordine gentilmente o arbitrariamente, si può obbedire gioiosamente o rassegnati. Ciò non toglie che le parole abbiano un loro preciso significato, sia che il termine ci sia simpatico che no!

e io sono una figura di riferimento affidabile devo saper dare ordini al mio cane, per proteggerlo, per farlo sentire sicuro, per evitargli dei guai all’occorrenza.

Se il mio cane è ben adattato, sarà capace e felice di obbedire.)

Continuare sulla strada delle posizioni rigide e chiuse non giova a nessuno, tantomeno alla cinofilia, la quale essendo un settore in cui il protagonista è il cane, non sopporta schemi o rigidi metodi da applicare perché il cane è un individuo e come tale, l’uno è diverso dall'altro.

Diverso nella personalità, nel carattere, nella biochimica, nei comportamenti, nell’affettività, nella socialità, nella tempra, nel temperamento, nel vissuto.

Se un educatore cinofilo, un addestratore, un istruttore, un professionista che si occupa di benessere del cane ritiene incontestabilmente vero che ogni cane sia un individuo senziente ed unico, capisce da sé che le guerre di fazione sono quantomeno ridicole perché, salvo i punti fermi imprescindibili,

- Non esiste un metodo applicabile rigidamente a tutti i cani!

- Non esiste una filosofia che non sia stata confermata da un cane e al contempo smentita da un altro!

- Non esiste strumento, oggetto o ausilio che si possa applicare a qualsiasi cane, così come non esiste oggetto strumento o usilio che NON sia applicabile a nessun cane! (parlo di strumenti leciti)

Credo sarebbe utile trovare un punto d’incontro comune a tutti tenendo i piedi per terra, cioè il benessere (quello vero) del cane e poi che ognuno lavori secondo scienza e coscienza, saranno i fatti poi a dimostrare le teorie e non le guerre.











16 settembre 2012

Il tuo cane è felice di essere cane?

                                                                                                                                                                    Per essere felice, al cane moderno servirebbe davvero poco; pasti regolari, una casa dove abitare e un proprietario che ogni tanto gli permetta di fare il cane!

A prima vista verrebbe da dire:" Niente di più banale e semplice"

Invece,analizzando a fondo la quotidianità del cane urbano, dovrebbe sorgere il dubbio che la realtà dei fatti sia molto meno semplice di quanto si creda.

Sicuramente per la soddisfazione delle prime due necessità, i cani non hanno grossi problemi, infatti, a meno che non si tratti di cani randagi, pasti sicuri e un’abitazione confortevole ce l’hanno tutti!

L’asino casca quando il cane sente il bisogno di “fare il cane”

Voler fare il cane è una legittima aspirazione del nostro amico a quattro zampe, ma purtroppo non viene quasi mai riconosciuta, né rispettata, né approvata dal proprietario medio, che di fatto non ne concede il benché minimo appagamento.

Sicuramente complice di questa grave mancanza è la vita sociale umana, che con le sue regole, le sue limitazioni,le sue incoerenze, le sue richieste, le sue dicotomie, le sue ristrettezze, offre pochissime opportunità ai nostri amici a quattro zampe di "essere cani" ma, in questo caso, la carta decisiva la gioca la profonda inadeguatezza del proprietario medio che, in buona fede o per comodo, crede che il cane sia un'entità amorfa, totalmente assogettabile all'arbitrarietà emotiva, affettiva, etica e culturale del relativo umano di appartenenza e che quindi reputa il cane un’appendice antropica completamente priva di necessità tipicamente proprie, individuali e specificatamente diverse da quelle umane.

Da questi presupposti consegue che spesso i cani che abitano le nostre case sono ridotti a veri e propri surrogati antropologici al servizio delle fragilità dell’uomo, dei suoi vuoti affettivi e/o delle sue ambizioni.

Cani sui quali riversare aspettative utopiche (attività tipicamente umana), per poi puntualmente lamentarsi se le risposte che ne derivano non sono adeguatamente confacenti.

Cani umanizzati oltre ogni ragionevole misura che dopo un po' perdono la loro identità canina e che, a causa di ciò, passeranno la loro vita sospesi tra quello che non si ricordano più d'essere e quello che non potranno diventare mai.

Cani non più cani che hanno perso la loro identità di specie senza peraltro acquisirne in cambio un'altra, diventando così cani disadattati, stressati e denaturati che manifestano il loro disagio esistenziale attraverso comportamenti isterici, fobici, compulsivi o aggressivi, o cani che, più semplicemente, si rassegnano passivamente al loro nuovo ruolo di "pelouches scalda giornate avverse" al quale l’uomo moderno ricorre in caso di bisogno.

Cani ai quali, per ignoranza del loro mondo, si nega di fatto la soddisfazione di quei bisogni e quelle necessità che, pur non potendosi definire primarie, sono fondamentali per il mantenimento della loro identità canina e del loro benessere integrale

Per fortuna, nello studio dell’ essenza canina, qualche progresso è stato fatto e, passando da iniziali osservazioni puramente empiriche a più recenti dettagliate valutazioni scientifiche,siamo arrivati a saperne molto di più sulle aspirazioni e sulle reali esigenze del cane.

La speranza è che queste nuove scoperte dipingano una nuova immagine del compagno che ci sta al fianco, con un ritratto più nitido e più vicino alla realtà di quello sbiadito e approssimativo di cui disponevamo fino ad oggi.

Adesso per esempio sappiamo che il cane, oltre al cibo e all'alloggio, ha bisogno di:

- Figure valide di riferimento a cui affidarsi con fiducia (per sentirsi al sicuro)

- Ambiente famigliare sereno ed emotivamente stabile nel quale vivere (per evitare stress negativo)

- Chiarezza, coerenza e assertività nella comunicazione (per evitare confusione e fraintendimenti)

- Considerazione (per sentirsi apprezzato)

- Appartenenza ad un gruppo sociale strutturato (per farlo sentire membro di un gruppo sociale di valore)

- Regole, routine, ruolo e lavoro da svolgere (per dargli sicurezza e per farlo sentire utile)

- Gioco, svago e attività esplorative (varie attività che comprendano anche l'appagante uso del fiuto)

- Interazioni sociali intraspecifiche (per l'esercizio del linguaggio canino e delle relazioni)

- Socializzazione precoce e continuativa (per farlo crescere equilibrato e sereno)

- Stimoli ambientali (per contrastare la noia)


Ad ognuna di queste necessità si potrebbe dedicare un intero articolo, maper questioni pratiche di spazio, vorrei parlare della primaria necessità del cane che viene trascurata sin da subito; la socializzazione precoce coi propri simili e con l’ambiente, ovvero l’esposizione del cane sin dalla tenera età a tutti quegli stimoli sociali e ambientali che andranno a costituire la trama della sua intera esistenza canina.

Poiché la socializzazione con l’ambiente è direttamente collegata alle uscite di casa, ed è già stata ampiamente trattata, più dettagliatamente vorrei parlare del bisogno di intrasocialità del cane.

Il cane è un animale altamente sociale, per cui le interazioni con gli individui della sua specie sono per lui una necessità fondamentale.

La base di una vita sociale sana ed equilibrata è costruita sulla corretta comunicazione attraverso il linguaggio.

Una volta uscito dalla cucciolata d’origine, per imparare tutte le sfumature della lingua, per affinare la comprensione dei vari linguaggi, per mantenere la capacità di comunicazione e di interpretazione innata occorre che il cucciolo si eserciti.

In ambito di interazioni intraspecifiche (coi propri simili) i risultati migliori si ottengono cominciando a esercitarsi da subito.

Troppi proprietari danno poca importanza alla socializzazione precoce, non credendo che proprio la possibilità di interagire (senza grossi traumi) con cani diversi da parte del cucciolo, gli offrirà le maggiori garanzie di sviluppare le sue competenze sociali in maniera autonoma per diventare un adulto equilibrato nelle relazioni con gli altri cani.



La mancata socializzazione o la socializzazione scarsa o errata produce danni che si manifestano quando poi il cane diventa adulto.

Troppo spesso vediamo cani passare la loro intera vita tenuti al guinzaglio perchè incapaci di rapportarsi educatamente coi propri simili.

Cani che non sopportano nemmeno la vista di altri cani in transito, tanto da prodursi in performances altamente aggressive difficilmente controllabili da parte del proprietario.

Cani propensi alla zuffa, cani attaccabrighe o al contrario cani estremamente fobici o remissivi.

Cani comunque disadattati!

E' vero che sul territorio ci sono pochissime strutture sicure dove poter fare incontrare i cani tra di loro in situazioni di sufficiente sicurezza, ma è altrettanto vero che a volte, per mancanza di voglia o per eccessiva paura del proprietario di ipotetichedi zuffe o aggressioni , questo compito non viene adempiuto apposta.

Per la mancanza di voglia c'è poco da fare, tranne ricordare al proprietario quali sono i propri doveri verso il cane, ma, per quanto riguarda la paura si può fare molto.

Per esempio si può innanzitutto ricorrere all’aiuto di una figura professionale che aiuti il proprietario a gestire in sicurezza le opportunità sociali che offre l’ambiente urbano”

Infatti tra le competenze dell’educatore cinofilo moderno dovrebbero rientrare questi compiti:

- insegnare al proprietario come garantire al meglio la socialità del proprio cane fin da cucciolo.(individuare aree protette, sufficientemente sicure e prive di potenziali pericoli)

- insegnare al proprietario come riconoscere le situazioni di relazione che potrebbero risultare realmente pericolose per il cucciolo, quindi imparare ad evitarle. (linguaggio canino, posture e mimiche dei cani,segnali)

- insegnare al proprietario a non essere egli stesso con il suo comportamento la causa scatenante situazioni di pericolo. (Atteggiamenti iper o ipo protettivi, comportamenti incoerenti, stress, ecc.)

- insegnare al proprietario a non sottrarre il cucciolo da ogni minimo disagio derivantegli da un gruppo caotico o stressante perchè in questo modo non si favorisce la crescita autonoma e l'autostima del piccolo , come tuttavia d’altra parte, insegnare a non mandare il cucciolo allo sbaraglio senza conoscere gli altri cani e il loro comportamento e le loro possibili reazioni.(capacità di valutazione obiettiva delle situazioni)

- insegnare al proprietario ad essere calmo e coerente per non mandare in apprensione il cucciolo.

- insegnare al proprietario a diventare una valida figura di riferimento a cui affidarsi con fiducia. (qualità di relazione)


Una volta imparate queste competenze il proprietario potrà cominciare, senza preoccupazioni, ad esporre il cucciolo alle prime interazioni sociali coi propri simili scegliendo dapprima cani "facili" con cui farlo rapportare per poi passare, man mano che il cucciolo cresce ed affina le sue capacità di relazione, ad incontrare cani dal carattere e dai comportamenti sempre più variegati e coloriti, purchè senza eccessi pericolosi.

So che non è facile, ma con un po' di esperienza e buona volontà si ottengono ottimi risultati.

In questo modo, il nostro cane si eserciterà nella comunicazione intraspecifica, imparerà il Bon Ton canino e crescerà in modo equilibrato e socievole.



Tutto ciò dovrebbe permettere sia al cane che al proprietario una buona convivenza nella società civile.

Dico dovrebbe perché non è detto che un cane che abbia imparato il Bon Ton, abbia sempre voglia di applicarlo



E qui subentra un parametro, secondo me, fondamentale, che fa la differenza tra un cane affidabile ed un cane imprevedibile, ovvero, la "qualità di relazione a cui accennavo un poco più sopra".

La buona qualità di relazione è un’altra di quelle cose pressochè sconosciute dal proprietario medio, ma importantissima , che determina il fatto di avere un cane, educato, sereno, privo di stress e ottimamente disposto a seguire quello che gli verrà indicato.

Infatti, in ambito di “socialità controllata”, la buona qualità della relazione che si ha col proprio cane rende il nostro amico a quattro zampe allegramente propenso ad applicare le regole del Bon Ton canino imparate da cucciolo, sempre, in qualsiasi situazione e con qualsiasi cane, mentre, d’altro canto, una buona qualità di relazione può sopperire o diminuire, in parte, i danni di una scarsa o errata socializzazione intraspecifica.

Perchè?

Perchè un cane che ha una buona qualità di relazione col proprietario

1° Sa benissimo quale posto occupa nel gruppo sociale, quindi la sua posizione di collaboratore lo predispone a mettersi “a disposizione” e non “ad imposizione”!

2° E' un cane sufficientemente sereno da essere privo di velleità bellicose e di reazioni estremamente fobiche!

3° E' un cane che ripone fiducia in noi, quindi ben disposto a seguire le nostre direttive in ogni situazione.

Una cattiva qualità di relazione, invece, produce disagi, incomprensioni, confusione, stress che possono portare anche il cane ottimamente socializzato ad avere in talune circostanze o in particolari situazioni, reazioni aggressive o “maleducate” sia verso i propri simili che altri soggetti.

Quindi, sebbene la socializzazione precoce sia fondamentale per il sano sviluppo caratteriale e comportamentale del cane, per risultare ottimale, non può prescindere da una buona qualità di relazione col proprietario.

La buona qualità di relazione è come una tela che si costruisce giorno per giorno attraverso la comunicazione e le attività svolte insieme, che pretende però dal proprietario una serie di caratteristiche sostanziali che lo rendono una figura di riferimento affascinante e fidata alla quale il cane potrà rivolgersi fiduciosamente sempre! Le più semplici? Affidabilità! Coerenza! Sicurezza! Chiarezza! Amorevolezza! Responsabilità1 Fascino!

Per contro queste sono le cose principali di cui un cane non avrebbe bisogno

- Non dovrebbe sentire su di sè responsabilità di nessun genere.

- Non dovrebbe essere oggetto di aspettative superiori alle sue capacità.

- Non dovrebbe avere ruoli o compiti di controllo

- Non dovrebbe colmare vuoti tipicamente umani.

- Non dovrebbe avere "niente da fare"

- Non dovrebbe ricevere "tutto" senza dare in cambio niente.

- Non dovrebbe essere il "mio bimbo peloso" (con tutto ciò che consegue da questa visione del cane)

- Non dovrebbe sopportare umane emotività perniciose.

- Non dovrebbe essere oltremodo denaturato.


Per avere un cane felice di essere cane, sempre, in ogni situazione o circostanza c'è molto da lavorare, ma se ci si impegna a conoscere e rispettare le sue vere necessità, i risultati arrivano.



Avere un cane felice di essere cane è il primo degli obiettivi che deve avere un buon proprietario!

17 dicembre 2011




Il Natale si avvicina e, come da tradizione, ogni anno, l'evento religioso che più di ogni altro dovrebbe richiamare alla spiritualità e alla riflessione, si tramuta in una mera pratica materialistica la cui espressione più significativa si osserva nella ormai pluridecennale consuetudine che va sotto il nome di "caccia al regalo".

Così, capita molto spesso che anche gli animali, loro malgrado, vengano coinvolti in questa epicurea usanza.

Per fare un regalo diverso dal solito, per accontentare il bimbo che lo chiedeva da tempo, per stupire la fidanzata o per seguire l'impulso del momento, ecco che il cucciolo di cane conquista il primo posto tra l'elenco di animali regalati a natale.

Sconsiglio caldamente di scegliere un cane come regalo natalizio.

Perchè?

Perchè un cane non è un pelouche e per questo la sua scelta, così come la sua adozione in famiglia, deve essere il frutto di una attenta riflessione che deve tener conto di tanti fattori.
Per visionare alcuni di questi vi mando qui

riassumendo,
regalando un cane, noi non potremo valutare per conto terzi se

- chi riceverà il cane sarà realmente disposto a prendersi cura di un essere vivente che ha bisogni molto specifici e una vita affettiva ed emotiva così ricca da richiedere impegno e dedizione costanti e intensi che coinvolgeranno il destinatario del regalo in una relazione profonda per molti anni -

- Fido inciderà sul budget di quella famiglia in modo troppo incisivo (cibo di buona qualità, veterinario, igiene, giochi, cuccia, kennel, e imprevisti vari) –

- lo stile di vita di chi lo riceverà subirebbe limitazioni o sconvolgimenti insostenibili (viaggi, lavoro, abitudini, tempo libero, amicizie, ecc.) –

- la persona che lo riceverà avrà tempo sufficiente da dedicare al cane per assicurargli una vita divertente e stimolante -

- tutta la famiglia sarà contenta di ricevere in regalo un cane -

- il destinatario del cane è consapevole che Fido fa la pipì. A volte la fa anche in casa. Sporca in giro, sbava e lascia i peli dappertutto -

- ci sarà feeling tra il cane e chi lo dovrà ricevere -

Per di più,
sebbene, indubbiamente, l'adozione di un cane debba tenere conto di diversi fattori che andranno ponderati e valutati razionalmente, la scelta di questo o quel cucciolo passa anche attraverso quella meravigliosa magia, irrazionale e imponderabile tanto quanto benefica, che si crea nel momento in cui il cucciolo lo vedi, lo tocchi, lo coccoli, lo osservi nei comportamenti.
Una magia che ti fa sentire di amarlo già quel cucciolo!
Una magia che ti dà la certezza che tu e quel cucciolo vi siete scelti per la vita.
L'adozione di un cane, non può prescindere da questa emozionante scintilla che accenderà d'amore una promessa d'amicizia


Inoltre, la fretta dell'acquisto ad ogni costo, non è mai buona consigliera! Infatti si rischia di comprare il cucciolo

- nel posto sbagliato, (negozi) (cuccioli provenienti dai "cucciolifici" dell'est europeo)

- nel periodo sbagliato ( quando chi riceverà il regalo non è ancora pronto per un'adozione responsabile)

- con motivazioni sbagliate (perchè si vuol fare un regalo che faccia effetto)

- sull'onda dell'emotività del momento (un cucciolo non è solo per Natale, ma è per sempre)



Poi, purtroppo, lo dico per esperienza, molti cani comprati a Natale, con le premesse descritte qui sopra, finiscono abbandonati al canile, perchè passata l'onda del "a Natale siamo tutti più buoni", ci si accorge che il cucciolo fa la pipì, fa la cacca, sporca il pavimento, gratta le porte, rosicchia i piedi del tavolo rococò, piange, non va d'accordo con la gatta della zia Henrietta, lascia i peli dappertutto, distrugge le ciabatte e la sua pappa costa un'occhio.



- Che peccato... era così carino a Natale... ma adesso proprio non lo posso più tenere. -

Questa è la frase più frequente che accompagna il dono natalizio quando, passate le feste, lo si deve sbolognare



Per favore, non mettete cuccioli sotto l'albero di Natale!


2 maggio 2011

Il maltrattamento invisibile




Attualmente il mondo cinofilo è in fermento per una petizione che chiede di VIETARE L'UTILIZZO DEL COLLARE ELETTRICO, dopo che il più importante organo cinofilo Italiano sembrava volesse invece regolamentarne l'uso corretto!FIRMA LA PETIZIONE

Posto che questo attrezzo dovrebbe essere ritenuto, da tutti i cinofili veri, uno strumento brutale e cruento, assolutamente immorale oltre che anacronistico, mi accorgo invece, con mio grande stupore e mia grande tristezza, che all'interno della grande schiera di istruttori ed educatori cinofili contemporanei c'è ancora chi ne giustifica l'uso. Se non sai cos'è guarda qui

Il collare elettrico è un vero e proprio strumento di tortura, retaggio di una cinofilia preistorica, barbara e violenta, fondata sull'ignoranza e sulla coercizione, tipica espressione di un'ideologia bizzarra che NON riconosce il cane come individuo senziente, con una sua precisa identità, capace di provare emozioni, avente diritto al benessere dato dalla soddisfazione dei suoi bisogni fondamentali e assolutamente legittimi.

Nonostante sia ben evidente che questo strumento arrechi grande dolore al cane, un dolore fisico e psicologico i cui traumi lasciano segni indelebili durante l'intera vita del cane, c'è ancora chi sostiene che il collare elettrico sia utile in addestramento.

Sono consapevole del fatto che tutti, (e per tutti intendo i proprietari in buona fede), quando fanno qualcosa con o per il loro cane , sono convinti di fare la cosa giusta per il bene del loro compagno a 4 zampe , anche quando inconsapevolmente gli stanno invece facendo del male! Però ci sono comportamenti che vanno oltre la buonafede e che non possono avere nessuna giustificazione:"Applicare il collare elettrico ad un cane rientra tra questi comportamenti vergognosi"! Nessun umano che usi questi strumenti di sevizie potrà mai appellarsi alla buonafede!

Gli effetti disastrosi che produce questo strumento sono indiscutibili, la sofferenza del cane che subisce le scosse elettriche è innegabile, quindi, la buonafede non potrà mai costituire un’attenuante per chi fa uso di collari elettrici, tanto più che le tecniche addestrative sono progredite negli anni mettendo oggi a disposizione dei professionisti più progrediti metodi molto più intelligenti ed efficaci, assolutamente gradevoli per il cane, basati sulla ricompensa, sul gioco e sulla gratificazione. Eppure, ancora esiste chi sostiene l’utilità del collare elettrico…

In questi casi, l'unica difesa dei diritti di questi poveri animali maltrattati, la cui unica colpa è quella di appartenere a cattivi padroni, potrà venire da una legge che bandisca il commercio, l'uso e la detenzione di questi strumenti di tortura! Purtroppo questa stortura del mondo cinofilo la dice lunga su quanto il cane debba sopportare da e per l'uomo in nome di quell'arcaica alleanza ormai da quest'ultimo abbondantemente vilipesa e tradita quotidianamente... Molti sono i dolori che il cane sopporta per noi, alcuni ben evidenti, altri non sempre così lampanti, non sempre così cruenti, ma altrettanto devastanti...

Infatti, se da un lato l'uso del collare elettrico viene riconosciuto dai più come un evidente segno di maltrattamento e aborrito dalla maggioranza dei cinofili non violenti, dall'altro, un "maltrattamento invisibile" ed inconsapevole viene quotidianamente perpetrato e propinato(in buonafede) a migliaia di cani senza che nessuno abbia ad obiettare con conseguenze nefaste sul benessere del cane. Quando si verifica ciò? Tutte le volte che, o per negligenza, o per ignoranza, o per egoismo, al cane non viene concesso di soddisfare i suoi bisogni fondamentali, vale a dire tutte le volte che al cane non viene concesso "di essere e di fare il cane"! Esiste un esercito canino vittima innocente del "maltrattamento invisibile!" Cagnolini vezzeggiati e spupazzati come fossero neonati o pelouches, antropomorfizzati all'inverosimile, a cui fare assumere atteggiamenti umani e far perdere atteggiamenti tipici della specie canina! Cani a cui viene impedita la socializzazione coi loro simili! Cani che non vengono portati fuori di casa neppure per fare i bisogni!

Cani "da borsetta" a cui viene impedito di camminare, per strada!
Cani tenuti in giardino per tutta la loro esistenza a languire di noia!
Cani "anti ladro" improbabili deterrenti, a guardia di capannoni industriali!
Cani a cui viene permesso e concesso tutto! Cani cresciuti senza regole e senza aver imparato che nel vocabolario umano(ma anche canino) esiste anche il NO!
Cani cresciuti senza una guida sicura e affidabile!
Cani il cui unico scopo è quello di surrogare affettività, altrimenti inesistenti!
Cani senza relazioni valide!
Poveri cani!
Vittime inconsapevoli di un maltrattamento silente, più subdolo del collare elettrico, meno cruento, ma assolutamente deleterio. Molti (per fortuna) si indignano per l'uso del collare elettrico, pochi (purtroppo) si indignano per il maltrattamento invisibile! Pochi sanno che il benessere del cane si realizza attraverso la soddisfazione dei suoi bisogni fondamentali. Pochi sanno quali sono i reali bisogni del cane. Non tutti hanno la stessa opinione su questi princìpi! Come mai? Per via una caratteristica peculiare dell'uomo :"L'individualità" L'individualità di ognuno di noi rende molto precario il benessere del cane perchè la differenza tra i vari comportamenti, più o meno rispettosi del benessere di Fido, come al solito, è data da molti elementi del "fattore umano" tra i quali sensibilità, maturità, empatia, affettività,carattere, cultura, conoscenza ed esperienze di ogni singolo individuo! Purtroppo o per fortuna queste qualità non sono cose che si comprano al supermercato, quindi, ognuno di noi si comporta per "come è fatto"! Ed ecco perchè alcune persone per esempio si spingano oltre i confini del buonsenso arrivando assurdamente a paragonare il clicker training all'uso del collare elettrico...mentre altre sono convinte che tenere il cane relegato in giardino sia un bene per la sua salute…

Ecco perchè alcune persone sono convinte che il benessere del loro cagnolino passi attraverso la quantità di vestitini che indossa...mentre altre credono che tenerlo ad oziare sul divano sia indizio di amore e rispetto... Ecco perché alcuni credono che trattare il cane come un bimbo inetto sia fondamentale per un buon rapporto… mentre altre sono sicure che il loro cane debba vivere libero di decidere quello che più gli aggrada… E avanti così si potrebbero portare tantissimi esempi… Indubbiamente per le crudeltà evidenti dovrebbe intervenire la legge! Per le crudeltà nascoste, purtroppo, non si può fare molto perchè sono riconducibili a opinioni ed interpretazioni personali della parola benessere... Tuttavia, credo che parlare, scrivere, leggere, informarsi, aiuti a crescere e aiuti lo scambio. Scambio che in alcuni casi potrà produrre cambiamenti, in altri no! Purtroppo o (per alcuni personaggi) per fortuna, il cane non parla e va interpretato... L'arte di interpretare i cani è un'arte difficile che non tutti conoscono... Di conseguenza, se per i maltrattamenti evidenti Fido spera nella legge, per quelli invisibili continuerà a subire in silenzio.

Carmen Pasquali

Istruttrice-educattrice cinofila

Centro educazione cinofila

WellDogs

30 ottobre 2010

La sindrome de" La volpe e l'uva"


A proposito delle nuove ideologie nascenti,

new age-ipergentiliste- iperbuoniste -naives-alternative, pare che l'ultima trovata in ambito cinosofico (cino-filosofico) sia la demonizzazione del clicker training.
Per chi non conoscesse lo strumento consiglio di visitare questo link

Il clicker è uno strumento e, come tutti gli strumenti, se lo usi a
sproposito o lo usi in modo inappropriato fai danni, se lo usi bene e quando ve ne sia reale bisogno, stai semplicenente usando uno strumento utile a qualcosa.
Trovo ottimo il suo impiego nella costruzione di esercizi complessi.
Non mi piace se usato solo per dare conferme!
Molti di questi pseudo educatori alternativi sostengono che il clicker sia uno strumento di deprivazione cognitiva e relazionale per il cane. Questi personaggi, non sanno quanto si sbagliano!
Il clicker non serve per costruire una relazione tra il cane e il suo compagno umano!
Chi lo usa con questo scopo non ha capito cosa sia il clicker training e sta usando lo strumento a sproposito!
La relazione si costruisce a priori e senza l'ausilio di strumenti meccanici, vorrei ribadire però che l'uso del clicker training non danneggia assolutamente l'intesa raggiunta tra uomo e cane nè il loro rapporto!
Non capisco le prese di posizione totalitarie "io non lo uso assolutamente" o "io lo uso assolutamente!"
In cinofilia gli assolutismi non funzionano! Funziona la relatività!
Tutto è relativo al cane e a chi gli sta accanto! A volte il suo uso è consigliato, a volte non serve!
Se usato bene e quando ve ne sia necessità, il clicker, a mio avviso, è un ottimo strumento che sviluppa anche la cognitività nel cane (shaping) e innalza la sua autostima (viene gratificato per l'emissione di un comportamento che per lui prima era sconosciuto e che invece, poi, attraverso le prove e i ragionamenti, il cane è riuscito a discriminare )
Chi dice che usando il clicker il cane non ragiona dimostra di non avere mai usato questo strumento o di non conoscere i modi di apprendimento del cane.
Nello shaping, il cane, prima di tutto deve avere un rapporto buonissimo col suo compagno umano, proprietrario, padrone, bipede, conduttore ecc. fatto di fiducia e complicità, deve avere voglia di collaborare con lui, inoltre, durante il training, deve ragionare per arrivare a capire cosa si vuole da lui.
Se manca tutto questo il cane ti molla, appunto perchè dotato di cognitività, può scegliere se giocare con te o andarsente.
Il clicker non obbliga il cane a fare quello che non vuole!
Gli animali non sono stupidi!
Stiamo parlando di condizionamento operante, cioè dei tentativi , tramite prove ed errori, che l'animale esegue, per capire quale sia il comportamento da adottare in modo tale da ricevere un consenso o una gratificazione.
Per tranquillizzare ulteriormente chi vede il condizionamento operante come uno strumento di tortura, direi di riflettere sul fatto che: "NON POTRAI MAI FAR FARE ALL'ANIMALE QUALCOSA CHE GIA' NON SIA INSITO NELLE SUE CAPACITA' DI FARE QUELLA COSA"
Mi domando, coloro i quali criminalizzano il clicker, come cavolo lo abbiano visto usare.
E' pur vero che, nei vari stage di clicker training che ho frequentato, ho visto che esistono varie e contrastanti scuole di pensiero sul suo utilizzo ed alcune tecniche sono veramente inaccettabili, tanto che, in uno di questi semianari, ad un certo punto, dopo l'ennesima inesattezza propinata dalla docente, me ne sono andata, lasciando la guru di turno alle sue elucubrazioni con relativo codazzo di fans adoranti.
E' chiaro che se un povero malcapitato impara l'uso del clicker come veniva proposto in quel seminario, farà dei danni, viceversa se impara il suo "buon uso"potrà divertirsi insieme al suo cane!

Mi domando anche come possano criminalizzare il clicker coloro i quali diachiarano apertamente di non conoscerlo nè di averlo mai usato nè studiato! Aprono la bocca e danno fiato al bla, bla, bla! (sport cinofilo sempre più affollato)

Piccolo aneddoto esplicativo di come il cane non sia penalizzato nella sua cognitività, ma anzi, di come le sue potenzialità vengano aumentate durante clicker training! Maya che dimostra di aver capito la differenza tra DENTRO e FUORI

Durante un esame al corso istruttori di qualche tenmpo fa, avevo dato il comando, (Per dirla con le nuove ideologie :"Brrrrrr, "comando"? Non sia mai! dai, meglio segnale, "Segnale"? No,troppo irrispettoso, dai, meglio signal! "Signal"? No dai, meglio indicazione!
Ecco, le ho dato l'indicazione di eseguire il "Cesto"
Cesto è un esercizio dove il cane deve mettere un oggetto, da te indicato, in un contenitore posto a una certa distanza sia da te che dal cane.
Bene, Maya esegue l'esercizio, ma, sfortunatamente, l'oggetto cade sul bordo del contenitore e rimbalza fuori !
Ora, se Maya fosse stata automatizzata dal clicker e deprivata di cognitività, avrebbe considerato concluso l'esercizio!
Infatti lei aveva aperto la bocca per prendere un oggetto, aveva percorso il tratto che la separava dal contenitore ed aveva aperto di nuovo la bocca per lasciare l'oggetto.
Invece, udite udite, senza che nessuno le avesse dato indicazioni aggiuntive, autonomamente e dimostrando una grande capacità cognitiva, ha ripreso l'oggetto e lo ha depositato di nuovo all'interno del contenitore. Ha guardato bene se la cosa le andava bene ed è tornata da me trotterellando festosa.
Se questa non è cognitività...

Sono convinta altresì che il clicker non si possa dare in mano a tutti, men che meno al neofita.
Prima di usare il clicker bisogna imparare una marea di cose, proprio per evitrare di fare danni
( es: l' apprendimento nel cane, i segnali di stress, i tempi di attenzione, funzione e qualità dei rinforzi, ecc.)
Conosco alcuni educatori che danno in mano il clicker alle prime lezioni al neofita che si rivolge a loro, magari con un cane con problemi di comportamento. In questi casi il danno è assicurato!
Il clicker è uno strumento neutro, diventa pericoloso o utile, secondo l'uso che ne fai e la conoscenza che ne hai!
Concludendo, aggiungo anche che non tutti i cani sono felici di stare sul divano, credetemi, e non tutti i cani sono stati creati per non fare niente! (Checchè ne dicano i nuovi ipergentilisti alternativi)
Le discipline sportive, se fatte "come si deve" sono un'ottima opportunità per divertirsi insieme!