3 giugno 2013

De bello gallico



Prefazione
Ultimamente, la cinofilia sta attraversando un periodo burrascoso come non mai prima d’ora.

C’era da aspettarselo!

Si perché, visto come è fatto l’uomo e vista la rapidità con cui lo studio del cane ha prodotto nuove opinioni, nuove dottrine, nuovi modi di concepire il cane e nuovi metodi di applicazioni cinotecniche, era facile prevedere lo scossone (metaforicamente parlando) che oggi sta turbando la serenità di quanti sono coinvolti a vario titolo, nel variegato universo cinofilo.

L’uomo , si sa, è litigioso, molto territoriale, poco avvezzo alla condivisione e allo scambio, strenuo difensore delle proprie conquiste, un filo aggressivo e minaccioso verso l’estraneo, tende al predominio delle proprie convinzioni e a volte molto chiassoso.

Lo sappiamo, l’uomo tendenzialmente è così; l’uomo ha problemi comportamentali dovuti alla sua natura insicura!

Da questo assunto ne consegue che se l’ambiente in cui vive l’homo sapiens ( in questo caso mi riferisco all’ambiente culturale) muta troppo rapidamente, o al contrario rimane troppo indietro rispetto alla naturale evoluzione dei tempi, egli va in stress e abbaia d’anticipo.

Ecco perché oggi in cinofilia assistiamo ad un grande abbaiarsi contro

Troppe novità, troppe idee vecchie, troppe innovazioni, troppi conservatorismi, troppi arroccamenti, troppi baluardi, troppi neologismi, troppe muffe, troppe sponde, troppi territori da difendere, troppi dubbi, troppe certezze, troppi disturbatori, troppi guru Tutto ciò produce una tale instabilità sociale, una tale incertezza, una tale insicurezza, da dare il via all’abbaio generale.

Genesi del “de bello gallico”

Nascita dei primi contendenti

1) Come succede spesso quando i processi intellettuali si spingono rapidamente verso sponde nuove e ancora poco espolorate, in ambito cinofilo si stanno formando delle derive ideologiche innovative a carattere estremistico ed integralista che poco hanno a che vedere con la pragmaticità quotidiana del vivere col cane e men che meno con la reale essenza dell'animale.

Queste ideologie "ipergentiliste"o "iperbuoniste" esulano da una visione etologica realistica del cane e, nell'ottica del tutto si evolve tutto si trasforma, giocando la carta del "E' VERO TUTTO, MA ANCHE IL CONTRARIO DI TUTTO" vogliono stravolgere le fondamenta basilari della relazione col cane, sulle quali si costruisce e si concretizza quotidianamente la cinofilia etica, etologica, pratica e rispettosa dell'identità del cane.

Se da un lato è pur vero che tutto si evolve e tutto si trasforma, dall'altro è altrettanto vero che, nella relazione col cane, esistono dei punti fermi dai quali non si puo' prescindere.

I difensori del “suolo natio”

2) I punti fermi dai quali non si può prescindere derivano dallo studio e dalla conoscenza del cane, dall’etologia, dalla sperimentazione pratica delle teorie applicate nella vita quotidiana col cane, da una lettura dei risultati ottenuti possibilmente realistica e di buon senso e che sia scevra da visioni fantasiose e pindariche della realtà canina.

Paladini di questa visione realistica del mondo canino, si ergono gli stoici difensori dell’addestramento classico diventando essi stessi integralisti per contrastare i brucianti assalti della new age cinofila frikkettonalternativa.

Ecco l’origine della guerra in corso da qualche anno tra coloro che professionalmente si occupano di educazione e addestramento del cane.

Tra queste due categorie, che ormai sono diventate fazioni, è in atto una vera e propria guerra intestina atta a conquistare, chi su un versante chi sull’altro, il riconoscimento universale quale unica vera ed indiscutibile categoria qualificata per intervenire sul cane in modo “rispettoso”.

E questa guerra viene portata avanti da ambedue gli schieramenti (addestratori classici e gentilisti estremisti dell'ultima generazione) senza esclusione di colpi, più o meno bassi, sostanzialmente per accaparrarsi il consenso del vasto pubblico e, conseguentemente, clienti!

E la battaglia si combatte su argomenti quali:

oggetti

- collare vs pettorina –

- clicker vs approvazione verbale –

- guinzaglio lungo vs guinzaglio corto –

- pallina vs bocconcino –

- kennel vs divano –

e amenità varie

metodi

- gentile vs classico –

- cognitivo zooantropologico vs gentile –

- classico vs zooantropologico e gentile -

- chipiùnehapiùnemetta vs tuttoilresto

e vice versa

filosofie

- non si può dire NO al cane vs si DEVE

- non si può usare il termine PADRONE vs chiamalo come ti pare basta che ci capiamo sull’uso del termine

- non si può fare sport col cane vs fagli fare qualcosa ma faglielo fare

- il cane non si deve ADDESTRARE vs ma non ti accorgi che già il “seduto” è un addestramento?

- non bisogna usare bocconcini per premiare il cane vs perché no?

- Non bisogna dare ordini al cane vs facciamo che scelga lui cosa fare?

- Non dobbiamo pretendere che il cane obbedisca vs il cane non conosce e non è fatto per una società democratica

- il cane impara vivendo con me vs il cane deve essere tenuto sotto controllo

Ognuna di queste argomentazioni è sostenuta da granitiche certezze e portata avanti con rigoroso e schematico protocollo, infangando all'occorrenza professionisti antagonisti con tanto di nomi e cognomi, e insieme a loro, infangando la cinofilia tutta che, grazie alla scarsa etica deontologica e professionale dei loro componenti, ne esce vituperata e sconfitta nell'onore e negli scopi.

La mia modestissima opinione, in tutto questo battibeccare, è che le uniche cose certe di cui hanno bisogno TUTTI i cani sono:

- sentirsi parte integrante di un gruppo.

- ricevere regole, limiti e direttive.

- veder soddisfatti i suoi bisogni primari e secondari.

- avere una guida sicura che gli mostri il cammino.

- avere certezze, sicurezza, protezione.

- avere una figura di riferimento che gli infonda fiducia, calore e serenità

- sentirsi utile e avere qualcosa da fare.

- ricevere amore e rispetto.

- ricevere un’educazione adeguata al suo carattere.

- svagarsi, socializzare, giocare.

- relazionarsi in modo soddisfacente con i membri famigliari

- ricevere un insegnamento (gratificante) che lo renda abile ad obbedire*** quando richiesto.

Tutto il resto è materia opzionale, opinabile, adattabile, trasformabile, modellabile ma non per questo foriera di velelità bellicose.

***Sulla parola OBBEDIRE poteremmo aprire un altro capitolo bellico.

Per gli integralisti del dissenso la parola OBBEDIRE non suona per niente politically correct quindi viene bandita ufficialmente così come viene ufficialmente considerato riprovevole il fatto che il cane OBBEDISCA. (povero Garibaldi)

Per gli addestratori classici invece il termine risulta INDISPENSABILE

E questo è sufficiente per leggere e scrivere fiumi di simpatiche carinerie su questo o quel componente del gruppo bellico o dello schieramento nemico.

Piccola nota di redazione.

(Quando chiedi qualcosa al tuo cane e ti aspetti che il tuo cane lo faccia, in realtà ciò che gli hai chiesto era un ordine e se il tuo cane ti ha ascoltato in realtà ti ha obbedito.

Si può dare un ordine gentilmente o arbitrariamente, si può obbedire gioiosamente o rassegnati. Ciò non toglie che le parole abbiano un loro preciso significato, sia che il termine ci sia simpatico che no!

e io sono una figura di riferimento affidabile devo saper dare ordini al mio cane, per proteggerlo, per farlo sentire sicuro, per evitargli dei guai all’occorrenza.

Se il mio cane è ben adattato, sarà capace e felice di obbedire.)

Continuare sulla strada delle posizioni rigide e chiuse non giova a nessuno, tantomeno alla cinofilia, la quale essendo un settore in cui il protagonista è il cane, non sopporta schemi o rigidi metodi da applicare perché il cane è un individuo e come tale, l’uno è diverso dall'altro.

Diverso nella personalità, nel carattere, nella biochimica, nei comportamenti, nell’affettività, nella socialità, nella tempra, nel temperamento, nel vissuto.

Se un educatore cinofilo, un addestratore, un istruttore, un professionista che si occupa di benessere del cane ritiene incontestabilmente vero che ogni cane sia un individuo senziente ed unico, capisce da sé che le guerre di fazione sono quantomeno ridicole perché, salvo i punti fermi imprescindibili,

- Non esiste un metodo applicabile rigidamente a tutti i cani!

- Non esiste una filosofia che non sia stata confermata da un cane e al contempo smentita da un altro!

- Non esiste strumento, oggetto o ausilio che si possa applicare a qualsiasi cane, così come non esiste oggetto strumento o usilio che NON sia applicabile a nessun cane! (parlo di strumenti leciti)

Credo sarebbe utile trovare un punto d’incontro comune a tutti tenendo i piedi per terra, cioè il benessere (quello vero) del cane e poi che ognuno lavori secondo scienza e coscienza, saranno i fatti poi a dimostrare le teorie e non le guerre.