21 giugno 2008

- No all'abbandono! -




Ogni anno puntualmente con l'arrivo dell'estate, si verifica il crudele fenomeno dell'abbandono degli animali. Recentemente è stata introdotta una modifica alla legge n. 189 del 20 luglio 2004 che inserisce nel codice penale il Titolo IX-bis intitolato "Dei delitti contro il sentimento per gli animali" che prevede quanto segue:

"Art. 727. - (Abbandono di animali). - Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l'arresto fino ad un anno o con l'ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze".

Forse questo non è abbastanza per eliminare il fenomeno, tuttavia adesso almeno abbiamo uno strumento per fare rispettare i diritti dei più deboli!
Certo, l'egoismo e la crudeltà non si arrenderanno di fronte a una legge... ma questo è un primo importantissimo passo verso una visione più rispettosa di tutti gli esseri viventi.

Chi abbandona un animale non lo ama e non lo rispetta.
La legge non può obbligare ad amare, ma può obbligare a rispettare.

Questo è già qualcosa!

Se vedi un animale abbandonato invia un SMS al: 334.105.10.30
E’ un' iniziativa di Autogrill e Polizia Stradale. http://www.prontofido.net/
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17 giugno 2008

- Gli incontri ravvicinati -


Dopo aver scoperto la raffinata capacità espressiva di Fido e l'uso dei segnali calmanti come mezzo di pacificazione, ho passato moltissimo tempo ad osservare le interazioni sociali tra cani e le dinamiche con cui si svolgono. L'analisi delle loro posture e mimiche, con relativa trasmissione di messaggi, mi affascina moltissimo e mi stupisce sempre vedere la quantità di sfumature che caratterizzano il linguaggio canino.
Durante queste osservazioni sono giunta alla conclusione che:
gli animali sono molto bravi a comunicare tra loro ... i problemi nascono quando entra in gioco l'uomo.

Parto da una premessa:

I lupi, dai quali i cani discendono, sono animali altamente sociali, di conseguenza per poter vivere in gruppi in buona armonia, hanno sviluppato moduli comportamentali ben precisi, istintualmente programmati per privilegiare comportamenti utili alla salvaguardia della specie e quindi ad evitare, per quanto possibile, gli scontri cruenti che potrebbero esitare nel ferimento o nell' uccisione di un membro del gruppo, con conseguente svantaggio per tutta la comunità.
Analogamente, nelle relazioni sociali, il cane, che è diretto discendente del lupo, si serve di uno specializzatissimo repertorio comunicativo in grado di inviare ai suoi simili, quando fosse necessario, dettagliate informazioni di non belligeranza.
In conseguenza di ciò, ne deriva che se il cane vivesse allo stato selvatico, saprebbe benissimo come comportarsi per evitarsi dei guai grossi...
In realtà però il cane è una specie domestica e come tale è costantemente ed interamente influenzata dall'uomo...questo è il problema!

Perchè?

Per prima cosa, attenendoci strettamente sotto il profilo comunicativo e relazionale, perchè durante la formazione delle razze, nei secoli, l'uomo, ha selezionato oltre agli altri, anche soggetti molto neotenici, (che da adulti mantengono moduli comportamentali di richiesta di cura e hanno l'aspetto di un giovane dell'antenato da cui derivano e ) dotati di un repertorio comunicativo molto meno articolato e completo a causa dello stadio immaturo in cui si è fermato il loro sviluppo.
In queste razze (molossoidi) secondo autorevoli e diffuse teorie, esisterebbe un gap comunicativo che può rendere molto problematiche le relazioni intraspecifiche .
Inoltre in alcuni di questi soggetti, selezionati originariamente per ottenere cani da combattimento, certi meccanismi specie specifici degli schemi di comportamento si sono alterati nel tempo.
Queste alterazioni, laddove selezionate scriteriatamenteo per dolo o per ignoranza, hanno prodotto il totale annullamento di intere sequenze comportamentali, ottenendo cani il cui fine imprescindibile non è quello di salvaguardare la specie, bensì di reagire aggressivamente secondo istinti comportamentali alterati dall'uomo. Questi cani possono attaccare senza dare segnali premonitori e possono continuare ad infierire sulla vittima anche quando quest'ultima dà chiari segni di sottomissione.
Quindi l'uomo influisce sull'essenza del cucciolo ancora prima della sua nascita, attraverso interventi allevatoriali più o meno mirati, più o meno avveduti, più o meno responsabili. Attuando accoppiamenti a caso o scegliendo soggetti poco equilibrati, l'uomo può creare soggetti più facilmente propensi allo scontro fisico.

In secondo luogo perchè è l'uomo che influenza il corretto sviluppo comportamentale futuro del cucciolo, precisamente permettendogli o privandolo di una buona socializzazione.
I cuccioli che durante la "fase sensibile"(dalla 3 alla 14 settimana di vita) vengono fatti interagire con quanti più cani possibile, difficilmente da adulti creeranno problemi nelle relazioni con gli altri cani. Viceversa, cuccioli che in questa fase avranno poche possibilità di contatto coi loro simili, molto probabilmente da adulti non saranno molto disposti alle relazioni sociali.

Senza dimenticare poi che l'uomo continua ad influire durante tuttta l'esistenza del cane, molto spesso ignorando totalmente il linguaggio canino, e intervenendo a sproposito nella vita relazionale tra cani.
Durante le mie osservazioni, ho visto che generalmente, se il cane è ben socializzato (cioè se conosce bene il linguaggio dei suoi conspecifici, se non ha paure strane e se conosce le regole sociali, quando viene a contatto con un individuo della sua specie, (al parco o ai giardinetti) sa quasi sempre come comportarsi convenienemente. Cioè sa regolarsi da solo; due cani sconosciuti si avvicinano, si annusano, si scambiano convenevoli e si regolano sul da farsi. Le modalità con cui si approcciano tra di loro saranno conformi al loro carattere.
Con posture, atteggiamenti, movimenti, sguardi, ed odori, essi si comunicheranno vicendevolmente la loro essenza :"io sono un po' timido, io sono spavaldo, io sono uno che vuole predominare ecc.ecc". Di conseguenza al messaggio inviato vi sarà una risposta adeguata. I problemi si incontrano in quella piccola percentuale di cani che per motivi vari (allevatoriali, educativi, gestionali) come esposto più sopra, hanno perso o non hanno mai avuto la capacità di essere cani "sociali".
Il problema di questi cani, nei casi meno gravi, è rappresentato dal fatto che
o non riescono a mandare segnali coerenti,
o non mandano i segnali necessari per evitare scontri
Nei casi più seri, questi cani addirittura non sono in grado di iniziare l’interazione con l"altro" se non unicamente con aggressività. E questo è un grosso problema!
Dicevo più sopra :"I cani "normali"si regolano sul da farsi"
E' sottinteso che con questa frase intendevo che hanno la possibilità di scegliere qualsiasi tipo di comportamento, anche la zuffa, perchè la zuffa è anche un'espressione sociale. Se si incontrano due cani che hanno le stesse "pretese", che sono egualmente competitivi e che credono di portare avanti le loro ragioni con la stessa forza, sicuramente avranno motivo di litigio.
Specialmente durante gli incontri tra un discreto numero di cani con relativi proprietari,( classico esempio al parco), si vengono a creare dei sottogruppi con gerarchie parallele le cui dinamiche relazionali sono regolate da sottili fattori facilmente e rapidamente alterabili.
In queste occasioni si assiste spesso all'innesco di zuffe o risse.
E qui vorrei aprire una piccola parentesi
In questo caso, etologicamente parlando, e rimanendo in un ambito estremamente teorico, il litigio assumerebbe connotazioni negative solo per il proprietario, non per il cane, che tramite il litigio si confronta, impara a relazionarsi più convenientemente e fa esperienza.
A dire il vero anche il proprietario potrebbe trarre qualcosa di vantaggioso dalla baruffa, per esempio imparando a conoscere più profondamente il proprio cane dai comportamenti che assume con gli altri individui consimili. (Infatti, facendo rapportare il nostro cane con gli altri cani possiamo sapere se ha imparato bene le regole sociali o se presenta qualche carenza, se tende ad essere prepotente o a stare sottomesso, ecc.ecc).
Però sul piano pratico, una rissa non è mai auspicabile, allora lasciando da parte la teoria, il lato pratico della questione è molto più complicato perchè naturalmente e giustamente il proprietario deve garantire l'incolumità fisica del proprio cane, però
- spesso non ha le competenze per interpretare il comportamento e i segnali dei cani nelle varie situazioni
- spesso non sa nemmeno che personalità ha il suo cane
- spesso è distratto
E allora casca l'asino, perchè l'intervento inopportuno dell'uomo è in buona parte esso stesso causa di scontri fra cani.
La bravura del proprietrio dovrebbe essere quella di leggere i segnali premonitori che vengono esibiti prima di uno scontro, per poterlo prevenire, o di "fiutare" le situazioni a rischio per intervenire prima che le cose precipitino.
Purtroppo però ma molto spesso il proprietario non ne ha capacità, allora generalmente reagisce in due modi:
1) Interviene ed inibisce qualsiasi contatto con qualsiasi "altro cane" che venga considerato "cosa minacciosa" (in questo caso si evita lo scontro, certamente, ma così facendo impedisce al cane di relazionarsi positivamente con cani innocui causando in lui a lungo andare l'incapacità di dialogare coi propri simili)
2) Ignora i segnali che precedono lo scontro e inconsapevolmente dà man forte al cane. (Lo stare vicino al cane che mostra atteggiamenti non molto cordiali verso un'altro cane è assolutamente controproducente perchè gli invia il messaggio:"insisti su quello che stai facendo che sono d'accordo anch'io". In questo caso quello che all'inizio magari era solo un segnale di avvertimento da parte del cane ("stammi alla larga che mi sei antipatico") col padrone al fianco si tramuta in minaccia ("mo' te gonfio")
Comunque sia, in tutti e due i casi si fanno danni.

Come ci si deve regolare allora per tutelarsi da eventi spiacevoli senza privare Fido della quotidiana salutare socializzazione?

A parte il caso di cani asociali ed aggressivi gestiti da proprietari incoscienti che ti dicono: "non si preoccupi tanto è bravo"....dai quali non ci possiamo tutelare se non pregando qualche Santo,
in tutti gli altri casi basterebbe conoscere a fondo il cane che ci sta a fianco, il suo carattere, il suo modo di comunicare, (segnali calmanti compresi), ed avere un'ottima relazione con lui, ma anche conoscere e sapere interpretare i segnali che mandano gli altri cani, al fine di prevenire situazioni spiacevoli e per non mettere mai in situazioni difficoltose il nostro amico.

Se tutto ciò non fosse nelle nostre capacità, per facilitare le cose, teniamo presente che:

I litigi si possono verificare più spesso

- Tra cani dello stesso sesso
- Quando in palio c'è qualcosa da contendere (gioco, cibo, carezze, attenzioni ecc.)
- Quando si inserisce in un gruppo già consolidato un elemento nuovo.
- Quando l’adolescente si affaccia all'età adulta.
- Quando non vengono rispettate le gerarchie (anche tra i cani di uno stesso proprietario)
- In presenza di cagne in calore (o di loro odori che ci portiamo addosso)

Nella malaugurata ipotesi che la lite fosse già scoppiata, ci si dovrebbe allontanare dai cani.

Avvicinandosi ai cani mentre stanno litigando, si invia loro il segnale di insistere in quello che stanno facendo; non a caso il morso con sangue, nella maggior parte dei casi viene sferrato proprio quando il proprietario, richiamato del caos della baruffa, si avvicina al suo cane urlando e sbracciandosi per cercare di sedare la rissa.
Con questo modo di agire, si rischia di far peggiorare gli eventi o di farsi mordere.
Inoltre, l’interazione interrotta tra due litiganti, dovrà per cosa di cose ripetersi la volta successiva che i due contendenti si incontreranno, essendo rimasto pendente il contenzioso aperto tra loro.
Quindi, se la rissa è già in atto, sangue freddo e allontanarsi tutti, in fretta, lasciando i cani da soli!
Generalmente facendo in questo modo succede un gran baccano che non lascia gravi conseguenze. (Naturalmente sto parlando di cani"normali" senza patologie fisiche o comportamentali e di cani che non presentano evidenti sproporzioni nella taglia).
Agli accaniti interventisti, convinti che interrompere la rissa sia la cosa migliore da fare, io replico che se la rissa fosse troncabile allora si tratterebbe di una rissa NON pericolosa, quindi tanto vale che i due cani se la sbrighino da soli, perchè in questo modo si misurano, si confrontano, uno dei due cede, sa di essere "più debole" e se il rituale viene completato, la prossima volta che i due cani si incontreranno non dovranno di nuovo cimentarsi per stabilire chi sta su e chi sta giù.
Se invece la rissa fosse del tipo non troncabile, la forza umana non potrebbe avere ragione sulla forza canina! In entrambi i casi, sarebbe opportuno non intervenire!
L'uomo dovrebbe intervenire, preventivamente, nei casi in cui ci si trovasse di fronte a cani "asociali", cani randagi o sconosciuti e in tutti quei casi di "padrone asociale" che già da quando ti vede comparire all'orizzonte porta via il suo cane, o lo aggancia al guinzaglio o se lo prende gelosamente in braccio.
In quel caso, una bella manovra giocosa di evitamento e viaaaaaaa verso nuovi lidi ;-)

Giustifico l'intervento dell'uomo anche nei casi in cui (questo spesso lo vedo nei golden) il cane sia talmente buono e pacioccone da non riuscire a farsi rispettare durante il gioco. Spesso ci sono cani (a volte sono cuccioloni), che non si arrestano ai primi segnali di stop emessi dall'altro cane, obbligandolo ad estenuanti corse per sfuggire agli assalti giocosi troppo materiali.
Alcuni cani a volte sono talmente mansueti da emettere segnali raffinati di disagio e di stress che cani più rudi non leggono o non rispettano.
A volte un bel ringhio sarebbe provvidenziale, ma se il ringhio non arriva, nonostante il cane sia in stress, ritengo che in questo caso sia utile intervenire. Certo non tutti i cani sono pacifici, purtroppo i cani asociali e pericolosi esistono, per questo è dovere di un buon proprietario conoscere il cane, come comunica e come vive la sua vita sociale per non privarlo della gioia di relazionarsi coi suoi simili senza fargli correre inutili pericoli.

14 giugno 2008

- Prima di prendere un cane -



Dice il proverbio: ” Chi ben comincia è a metà dell’opera!”
Quindi, per iniziare nel modo migliore la nostra convivenza con Fido, non c’è niente di meglio che
- “Cominciare a preoccuparci di lui ancora prima di adottarlo!” –
In che modo?
Chiedendoci se saremo in grado di essere dei buoni compagni di vita per lui.
Come primo passo, sarà quindi inevitabile sottoporsi ad un attento esame di coscienza che tenga conto di una lista di oneri ed impegni a cui andremo incontro una volta preso il cane, per effettuare così una scelta informata, libera e soprattutto responsabile, come si conviene ad un “buon proprietario”.
* La vita media di un cane è di circa 15 anni, e siccome egli sarà un “membro della famiglia” a tutti gli effetti, noi saremo responsabili della sua qualità di vita e del suo benessere psico-fisico per un lungo periodo di anni. Se non siamo pronti per una relazione così importante, forse non siamo pronti per avere un cane.
* Fido inciderà sul nostro budget famigliare (cibo di buona qualità, veterinario, igiene, giochi, cuccia, trasportino, e imprevisti vari)
Teniamolo presente anche se ciò sembra scontato.
* Anche il nostro stile di vita potrebbe subire limitazioni o sconvolgimenti (viaggi, lavoro, abitudini, tempo libero, amicizie, ecc.). Se non amiamo possibili cambiamenti, forse un cane non fa per noi.
* Fido richiede il nostro tempo! Se non abbiamo tempo sufficiente da permettergli una vita divertente e stimolante, sarebbe meglio non prendere un cane. Un cane annoiato perché confinato in casa molte ore da solo, sarà un soggetto che molto probabilmente manifesterà il suo disagio con problemi di vario genere.
* Fido deve vivere con tutta la famiglia. Quindi dovremo accertarci che tutti i suoi componenti condividano la nostra intenzione di prendere un cane. Se anche un solo componente non è d’accordo con noi, dovremmo evitare di prendere un cane.
* Fido fa la pipì. A volte la fa anche in casa. Sporca in giro e lascia i peli dappertutto. Se la pulizia della casa ci ossessiona , forse un cane non è l’ideale per noi.
* Fido richiede impegno e sacrifici. L'arrivo di un cane in casa potrebbe limitare la nostra libertà che andrà messa in parte a favore dei diritti di un'altra creatura. Se non siamo inclini a fare sacrifici, sarebbe meglio non prendere un cane.
Prendendoci tutto il tempo che ci serve per valutare coscientemente se veramente siamo pronti per adottare un cane, una volta accertata la nostra idoneità al titolo “buon proprietario”, il secondo passo da fare sarà quello di valutare bene che cane prendere.
Se scegliamo un cane di razza, non lasciamoci influenzare dalle mode del momento che si basano esclusivamente sui caratteri *morfologici* (aspetto esteriore) dell’animale, ma informiamoci bene anche sulle caratteristiche *attitudinali* (predisposizione innata allo svolgimento di un determinato lavoro) di quella determinata razza. In questo modo eviteremo di commettere errori scegliendo una razza che mal si addice al nostro stile di vita.


Una volta scelta la razza, dovremo informarci per trovare un buon allevamento.
Come riconoscerlo?
Fondamentalmente dal fatto che in un buon allevamento si fanno riprodurre solo i soggetti migliori, privi di tare e malattie genetiche.
In questo modo si programmano agli accoppiamenti solo dopo aver “studiato”attentamente le linee genealogiche, selezionando unicamente quei soggetti che offrono le maggiori garanzie di tramandare le migliori caratteristiche genetiche morfologiche, attitudinali e caratteriali ai discendenti, così da poter dare al cliente le maggiori probabilità di avere un cucciolo sano.

Inoltre in un buon allevamento, i cuccioli sono tenuti con la madre almeno sino all’ottava settimana di vita e ai piccoli vengono forniti i corretti stimoli ambientali utili ad una corretta socializzazione con il mondo esterno.
Un buon allevatore inoltre ci indirizzerà all’acquisto del cucciolo più idoneo al nostro stile di vita, quindi il più adatto a noi e risponderà volentieri a tutte le domande che gli rivolgeremo.

Se invece non abbiamo particolari esigenze, possiamo scegliere un magnifico “bastardino” rivolgendoci ai rifugi per cani abbandonati.
Faremo un’opera buona e saremo ricolmati di gratitudine dal nostro amico. In questo caso, sarebbe comunque buona norma farsi consigliare dagli addetti al canile, che ci informeranno sulle caratteristiche individuali dei vari ospiti.

Un discorso a parte andrebbe dedicato ai cuccioli "in vetrina!
Sono dell'opinione che i cuccioli una volta tolti dalla madre debbano essere immediatamenti inseriti nel contesto sociale in cui vivranno per il resto della loro vita. Soste intermedie in una vetrina di negozio incidono negativamente sulla psiche del cucciolo. Questo almeno per due motivi:
1° perchè il cucciolo, che già sta vivendo il trauma del distacco dalla sua famiglia d'origine, non può sostituire la figura calda e protettiva della madre con una equivalente fonte di affetto e cure, come invece potrebbe fare se venisse subito inserito nella famiglia adottante.
2° il continuo andirivieni delle persone davanti alla vetrina, fornisce al cucciolo degli stimoli emozionali molto forti che gli provocano una costante frustrazione per via del fatto che lui non può raggiungere, toccare, odorare, interagire in alcun modo, (se non agitandosi ed abbaiando) con l'oggetto del desiderio. (Per non parlare degli altri 1000 motivi per cui un animale non deve stare in vetrina).
Quindi... il posto dove deve stare un cucciolo non è la vetrina di un negozio.
A onor del vero, qualcosa si sta muovendo anche a livello legislativo.
La regione Lombardia per esempio, il 18 Marzo ha approvato una modifica alla legge regionale 16/2006 sul randagismo con la quale si stabilisce che non sarà più possibile esporre in vetrina nessun animale d’affezione, sia per motivi commerciali che espositivi.
Pensiamoci ben prima di prendere un cane!
Fare una scelta consapevole è il primo passo per un cammino sereno e gratificante per entrambi

13 giugno 2008

- E' solo un cane -



"E' solo un cane" ...
Insuperabile cacciatore, guardiano, pastore, combattente, difensore; plasmato nei secoli dalla mano dell'uomo per farne strumento sempre più utile a quanti più scopi poteva assolvere.
Ineguagliabile compagno, allegro, affettuoso, caldo di un affetto sincero e libero, sempre presente nelle nostre vite confuse, distratte, egoiste, incoerenti.
Paziente e silenzioso, discreto e compiacente, assolve nuovi compiti d'ausilio emozionale a volte per niente pertinenti alla sua natura.
Ride o piange con noi, ama, soffre, gioisce, trepida, conosce i colori della rabbia, sente le ferite delle umiliazioni, gusta il sapore dell'affetto e respira le nostre emozioni.
"E' solo un cane"?
Purtroppo ci sarà sempre chi dirà "E' solo un cane"
dimostrando così di avere perso ancora una volta la magnifica occasione di conoscere e capire un grande amico e alleato che, nonostante ci affianchi da millenni, non si è ancora stancato di starci vicino.
Carmen Pasquali

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