11 settembre 2014

Ciao Orsa Daniza!


E così ancora una volta assistiamo impotenti ad un’altra ingiustizia, che, come tante altre, ci indigna ma che, come tante altre, dopo la rabbia, abbiamo imparato a subire rassegnati!

Dopo tante proteste, dopo tante battaglie, dopo tanta partecipazione, quello che rimane è solo tanta amarezza.

L’orsa Daniza è stata giustiziata!

La sua colpa?
Quella di aver fatto ciò che una mamma per istinto naturale fa; difendere i suoi cuccioli!


Questa notizia lascia tanta amarezza, tanto sconforto e tanta sfiducia perché, ancora una volta, una creatura innocente ha pagato le colpe altrui…

La sua storia in breve Daniza è un’orsa trasferita nel 2000 dalla Slovenia  nei boschi del Trentino, durante il progetto
Life Ursus.

A ferragosto ha ferito un cercatore di funghi, palestrato, soprannominato “Carnera” per via della sua corporatura massiccia e muscolosa, che si era addentrato nello spazio vitale dell’orsa; avvicinandosi troppo ai suoi cuccioli, l’uomo, ha suscitando in Daniza una legittima reazione istintiva di difesa.
Partendo dal presupposto che una belva feroce non lascia come autografo ferite da 40 punti di sutura possiamo dedurre che Daniza non fosse il mostro assassino che volevano dipingere, perché un plantigrado veramente arrabbiato, se ti attacca, non ti lascia la minima possibilità di tornare a casa a raccontare l’avventura…
Infatti, etologicamente parlando, il fine di una mamma orsa minacciata non è quello di uccidere l’invasore ( troppo pericoloso e troppo dispendioso di energie preziose) bensì quello di farlo allontanare; e questo Daniza ha fatto.
Ebbene per questo comportamento naturale, Daniza, è stata condannata; dapprima mediante soppressione, in un secondo tempo la condanna di morte è stata  permutata in cattura, vista la marea di indignate proteste arrivate alle amministrazioni da tutti i fronti, e siccome, come ben si sa, i dissensi non fanno mai bene ai politici a Daniza sembrava fosse stata concessa almeno la possibilità di rimanere in vita.
Purtroppo non è stato così!

Daniza oggi se n’è andata senza sapere perché, innocente come solo gli animali sanno essere, dopo che l’homo sapiens le aveva tolto colpevolmente habitat, cibo e dignità.
Daniza non potrà più proteggere teneramente i suoi cuccioli, non potrà più crescerli e farli giocare, istruire, Daniza non potrà mai più respirare l’aria umida e frizzante dell’autunno Trentino, non potrà più guardare l’azzurro del cielo, il verde dei prati, godere del sole, sentire la neve sotto ai piedoni, no!
L’idiozia umana non ha ammesso sconti!
L’uomo che dovrebbe essere il custode delle meraviglie della natura, invece,  a causa della sua stupidità e cupidigia, sta distruggendo tutto quanto gli capita tra le mani
Povera Daniza, chi si prenderà cura dei tuoi cuccioli adesso?
Che fine faranno?
Chissà se lassù ti daranno il permesso di continuare a proteggerli…

13 giugno 2014

E' sempre colpa dell'educatore?

Molte volte arrivano al nostro centro cinofilo proprietari scontenti degli scarsi risultati che hanno ottenuto frequentando corsi di educazione con altri educatori di altre scuole cinofile e spesso riempiono di critiche negative i colleghi che, secondo loro, non sono riusciti a dare indicazioni utili per risolvere i problemi che lamentavano.
Per esperienza ho imparato che non sempre queste critiche rispondono al vero.
Non sempre è "tutta colpa dell'educatore incompetente"

Certo, come in tutte le professioni, anche nella nostra esistono i "bravi" e i "meno bravi" e "gli incompetenti, tuttavia, credo che, a volte, dietro a questi insuccessi, non ci sia un'incapacità tecnica reale del professionista, bensì un gap comunicativo tra soggetti posti su linee d'onda di diverso livello.

Al di là dei vari motivi che spingono il proprietario ad intraprendere un percorso educativo col proprio cane, sono molteplici le cause per cui un lavoro può rivelarsi infruttuoso.

La prima su tutte, secondo me, è l'incapacità soggettiva (emotiva, culturale, intellettuale, psicologica, e di stile di vita) del proprietario di poter seguire fedelmente approcci educativi che, in quel caso, sono per lui incomprensibili, non condivisibili, o troppo al di fuori della sua "concezione del cane"

Se si commette l'errore di non tener conto della soggettività intera del proprietario che ci interpella, si rischia(così come lo si rischia non tenendo conto della soggettività del cane) di ridurre di molto le probabilità di riuscita del percorso educativo.

Ogni proprietario, (così come ogni cane) è diverso da un altro e così come esistono diverse soggettività in un binomio, ogni metodo non è uguale ad un altro e può essere pienamente accettato e condiviso da una persona, così come può risultare sgradito ad un' altra.
Seppure nei limiti del pieno rispetto del cane, esistono differenze, anche sostanziali, tra un metodo e un'altro, tali da poter piacere, (consapevolmente od inconsapevolmente), ad un certo tipo di proprietario e non ad un altro.
Chiaramente, se ad un proprietario viene proposto un tipo di approccio, senza tenere conto delle sue inclinazioni, molto probabilmente avremo una parte del binomio (quella fondamentale) che non applicherà "alla lettera" ciò che gli viene detto, ma "interpreterà" l'insegnamento secondo la sua concezione del cane, la sua concezione della vita e la sua concezione del mondo, vanificando così l'intero progetto educativo ed il lavoro del professionista!

Ecco perchè per la buona riuscita di un progetto è necessario che un buon educatore non conosca un solo metodo, non conosca solo un approccio educativo, bensì conosca "I METODI" e "GLI APPROCCI" e non si fossilizzi ad adottare caparbiamente sempre lo stesso metodo, ma applichi ciò che in quell'ambito, con quel cane, con quel proprietario porterà il maggior beneficio ad entrambi, attingendo di volta in volta da tutti i modelli che conosce!

Tra parentesi, questi sono gli  educatori delle TERRE DI MEZZO e qui trovi il gruppo fb
https://www.facebook.com/groups/296512113845483/?fref=ts


chiusa parentesi



Un'altra delle cause che possono portare all'insuccesso di un lavoro sono le "bugie" che il proprietario racconta all'educatore...

Capita molto spesso che il proprietario, non racconti "tutto" quello che l'educatore dovrebbe sapere e spesso mente alle domande che gli vengono poste.

Sono sempre bugie dette in buona fede, spesso per incapacità critica oggettiva, o per incapacità di osservazione del proprio cane, o per imbarazzo, o paura di essere giudicato male, o, nei soggetti ansiosi, per minimizzare il problema così da darsi consolazione, ma sempre di bugie si tratta !

Queste bugie, sono un ostacolo, perchè costringono l'educatore ad un super lavoro mentale, perchè rendendosi conto che qualcosa non quadra, deve immaginare su cosa il proprietario sta mentendo.

A volte il proprietario mente anche sui "compiti a casa" per coprire la sua svogliatezza, la sua incapacità, la sua pigrizia ^_^

Per fortuna che il cane parla...quindi, attraverso il cane, l'educatore esperto traduce in verità la bugia o le bugie che il proprietario sta tentando di vendere come verità e spesso poi l'asino casca ^_^

Quindi, prima di credere alle critiche negative mosse a questo o quel professionista, bisogna informarsi bene di come sono andati realmente i fatti per non fare torto a nessuno.
E siccome una rondine non fà primavera, una sola critica non fà un cattivo educatore...

24 marzo 2014

Ciao Maya

Maya, in silenzio, senza troppo rumore, rispettosamente, come era il tuo modo di essere, te ne sei andata. Il vuoto che lasci però fà un tremendo rumore e brucia più del fuoco.
I giochi, le corse, gli sguardi, le carezze, tutte le cose fatte insieme, non ci saranno più.
E questo brucia.
La tua dolcezza infinita, la tua bontà senza limiti, la tua sensibilità impareggiabile, non ci saranno più.
E questo brucia.
Tu non ci sarai più, mentre tutto invece continuerà a parlare di te.
E questo brucia.
Questo è il prezzo che il distacco chiede all'amore.
E l'amore per te non poteva essere che un amore speciale.
Vai adesso Maya, non avere paura, vai verso un luogo dove non esiste dolore, vecchiaia, tristezza Noi piano piano ti lasceremo andare ed impareremo ad asciugar le lacrime.
Vai Maya, vai là dove troverai solo sorrisi, allegria, corse, giochi e tante palline.
Vai dolce Maya e aspettaci, tanto lo sai che non ti dimenticheremo mai e il tuo ricordo sarà sempre con noi
Ciao Patata

6 novembre 2013

Dominanza, mito o tabù?

Ultimamente, nei salotti cinofili, parlare di dominanza, intesa come espressione di rango sociale tra cani o tra lupi è diventato un fatto a dir poco sconveniente se non addirittura esecrabile.
La parola stessa avrebbe assunto nel tempo, attraverso l’elaborato apporto degli antropomorfismi culturali umani, connotazioni talmente torve, losche e cattive da portare il cinofilo new age e molto politically correct a negare l’evidenza della sua funzione e l’inconfutabilità della sua esistenza all’interno della specie canina e/o lupina
Questo sta portando la cinofilia a stravolgere in buona parte il senso e l’importanza della dominanza e della sottomissione intese come strategie sociali apportatrici di equilibrio, stabilità e benessere nei nuclei composti da individui predatori, relazionalmente evoluti, intimamente coesi e dotati di linguaggio articolato, preciso e chiaro.
Prima di proseguire vorrei fare un po’ di chiarezza nei termini

Primo vocabolo tabù

- DOMINANZA -
Volendo dare una definizione parziale e cattiva al termine, il più cattivo che possiamo appioppargli è questo:
*** "Capacità di ottenere privilegi e difenderli quando necessario!”

(*** Proseguendo, quando parlerò di dominanza mi riferirò unicamente a questa parte di significato)

Per far ciò l'individuo usa posture alte e comportamenti ritualizzati, di fronte ai quali gli individui geneticamente predisposti ad occupare un rango inferiore si sottomettono.
L'individuo dominante può al limite ANCHE ricorrere a comportamenti d'aggressione, ove la ritualizzazione fallisse, questi comportamenti sono detti, in tal caso, comportamenti competitivi o gerarchici.
Vorrei chiarire che , questi comportamenti aggressivi vengono usati assai raramente, perché la dominanza nel linguaggio lupino e canino è principalmente sinonimo di equilibrio, stabilità e mancanza di scontri conflittuali per la gestione delle risorse.

SE TUTTO FILA LISCIO,LA DOMINANZA COMEINTENZIONE DI FAR VALERE I PROPRI PRIVILEGI NON VIENE MAI ESERCITATA!

Inoltre vorrei ricordare che l’individuo dominate non ha solo privilegi nel gruppo, ma ha anche e soprattutto doveri e responsabilità.
Quindi l’individuo dominante è un individuo dotato anche grandi doti carismatiche, psichiche, strategiche e diplomatiche.
Questo non toglie che quando, dove e come, l’individuo Alpha, volesse far valere i propri privilegi e la sua supremazia, ne abbia facoltà di farlo.

Secondo vocabolo tabù

- SOTTOMISSIONE -
La capacità da parte del sottoposto di bloccare l'aggressione prima che avvenga o durante l'attacco , mediante il ricorso a posture (tipicamente basse), mimiche e rituali non aggressivi, che fungono da segnale di calma immediata.

DOMINANZA - SOTTOMISSIONE (attiva, passiva ecc)
sonon vocaboli che vanno di pari passo.

Esistono individui geneticamente predisposti alla dominanza rispetto ad altri che non lo sono.

Ben lo sanno coloro i quali hanno catalogato i vari componenti di un gruppo con le lettere dell’alfabeto (Alpha, beta, gamma, ecc.)
Sebbene le dinamiche relazionali, all’interno di un gruppo, siano appunto dinamiche e non statiche, comunque sia, esistono valori gerarchici precisi e compiti da svolgere, diversi, secondo le varie predisposizioni e capacità acquisite o genetiche.

Ma all’homo sapiens modernus buonistus il vocabolo DOMINANZA non piace, non è simpatico ed evoca immagini circensi con frusta e forcone
Allora?
Allora si è cercato qualcosa che avvallasse il fatto che la dominanza non esiste!

In relazione a questo, molte ricerche sono state avviate per cercare di negare l’esistenza della dominanza come espressione di rango sociale all’interno dei gruppi dei lupi.

Le conclusioni che ne sono uscite, in realtà a mio avviso poco obiettive, non sono mai state in grado di negare realmente l’esistenza della dominanza tra membri dello stesso gruppo sociale. Anzi

Faccio un riassunto, molto riassunto, di come sono andati fino ad ora gli studi sui lupi


Le prime conclusioni, estratte da studi di nuclei di lupi in semi-cattività hanno evidenziato che la dominanza come "capacità di mantenere privilegi" e difenderli OVE E QUANDO NECESSARIO, esisteva e veniva esercitata, anche se raramente, quando le ritualizzazioni fallivano il loro compito. o quando c'era scarsità di cibo o di territorio o vicinanza di nuclei famigliari diversi

In relazione a questo subito è partita la polemica che questi studi erano fatti sui lupi in cattività, quindi non erano da ritenersi attendibili perché non rispondenti a situazioni di vita selvatica, unica condizione necessaria, secondo i fautori della polemica, per ottenere risultati attendibili.
Tra le altre cose, la situazione di cattività dei lupi in questi studi, si avvicina molto al contesto in cui vivono i nostri cani oggi; cattività, vicinanza di individui appartenenti a nuclei estranei, promiscuità di territorio ecc. quindi, se gli studi sui lupi dovevano servire a capire di più i nostri cani, quale situazione sarebbe stata migliore di questa?
E tra le altre cose, dove si dovrebbe esprimere la dominanza, come potenzialità equilibratrice di un nucleo sociale, se non in situazioni portatrici di stress esistenziale? Ma andiamo avanti
Allora ecco che altri studiosi sono partiti e hanno studiato i nuclei selvatici.
E, miracolo, i lupi non esercitavano più la dominanza!
Ma davvero?
Forse perché vivevano in nuclei famigliari composti da cuccioli e femmine imparentate?
Forse perché avevano cibo a sufficienza e non avevano competitori sociali minacciosi?
Forse perché il primo nucleo competitore estraneo che potevano trovare viveva a centinaia di km di distanza?
Forse perché vivevano in coppie stabili e collaudate?
Con chi dovevano esercitare la dominanza?
Con gli adolescenti indisciplinati?
Si grazie!
Peccato però che i cuccioli a poche settimane di vita avevano imparato dalla madre (e nemmeno tanto gentilmente) la gerarchia alimentare, l'inibizione del morso e la sottomettersi come strategia primaria per ottenere privilegi!
All'interno dei nuclei famigliari selvatici il cucciolo di lupo impara prestissimo a non scassare i marroni, impara prestissimo a cosa serve la sottomissione e a rispettare le regole, almeno fino all'adolescenza, periodo in cui, guarda caso, i maschi, o se ne vanno spontaneamente dal gruppo, o vengono gentilmente allontanati.
Chissà perché poi?
Per farsi una nuova famiglia rendendosi la vita complicata, piena di insidie e rischi?
Perché?
Se la dominanza intesa come capacità di ottenere privilegi e difenderli quando necessario non esistesse, non sarebbe meglio per l’adolescente restare nel gruppo di appartenenza senza attriti, scontri o DOMINANZE varie?
Quindi?
Se in un gruppo che viene osservato non esiste l’opportunità che una delle espressioni di dominanza venga esercitata, (capacità di mantenere e difendere un privilegio) vuol dire che le regole della dominanza non esistono?
No!
Vuol solo dire che in quelle occasioni e in quell’ habitat e in quelle condizioni, la dominanza, non ha ragione di esprimersi.
La dominanza esiste, ha un suo perchè, viene adoperata dai vari membri che ne hanno facoltà, principalmente per mantenere gli equilibri ma dove e quando ve ne fosse necessità anche per ribadire privilegi, supremazie e quant'altro!

La dominanza e la sottomissione sono strategie che servono per mantenere stabilità nel gruppo e per evitare contrasti inutili tra i membri.
Non è l’unica strategia, non è l’unico modo di rapportarsi, non è l’unico linguaggio, sia ben chiaro, il linguaggio canino si concretizza con tantissimi altri comportamenti, mimiche, ritualizzazioni, ma qui stiamo parlando di ridare dignità e senso alla DOMINANZA e al suo esatto contrario SOTTOMISSIONE quindi parliamo solo di quello!

E per dirla tutta sono convinta che se la dominanza tra cani non esistesse, non esisterebbe allora nemmeno tutto quell'ambaradan di segnali pacificatori (o di calma come dir si voglia) che essendo segnali, appunto, sono rivolti indubbiamente solo ed unicamente agli altri componenti cospecifici del nucleo di appartenenza, per permettere una lettura articolata delle proprie intenzioni o stati d'animo, all'interno di una struttura dove le gerarchie esistono pur non essendo statiche e stabili.

Se lo status sociale ed il relativo esercizio dello stesso (compresa l'opzione dominanza) non esistesse, non avrebbe senso mantenere all'interno di un gruppo, evidentemente allora statico e democratico, un sistema tanto sofisticato di comunicazione delle intenzioni pacifiche e di sottomissione.

Basterebbe chiedersi come mai, se non vi fosse alcuna possibilità che un altro componente di un gruppo faccia valere il suo status gerarchico, un individuo avrebbe il disturbo di imparare, esercitare, ed esprimere un linguaggio diplomatico così articolato, complicato, ricco di sfumature e dispendioso di energie per pacificare qualcuno che non avrebbe la benchè minima intenzione di esercitare (nemmeno quando necessario) la dominanza."
Dominanza o sottomissione nel linguaggio canino significano equilibrio.
Sono necessari alla stabilità sociale e negarne l'esistenza è negare l'evidenza.

Detto ciò non significa che i segnali di pacificazione vengano emessi solo in questioni relative agli status sociali, ma partono e si generanno da quelli.
Non esistesse la dominanza o la sottomissione non esisterebbero i segnali di pacificazione, indispensabili nei gruppi sociali evoluti e numerosi.
Cosa che non esiste tra le volpi per esempio, essendo esse animali solitari


Un capitolo a parte dovrebbe essere dedicato alla questione dominanza-sottomissione relativa alla convivenza cane-uomo, ma, molto brevemente accenno ugualmente all'argomento.

Partendo dal presupposto che il cane il concetto di dominanza e di sottomissione c'è l'ha nel DNA e che lo esercita principalmente coi suoi simili,

che dominanza e sottomissione sono due comportamenti posti agli antipodi tra loro ma strettamente dipendenti uno dall'altro, va da sè che se vogliamo legittimare la prima, nel rapporto uomo cane, dobbiamo ammettere che esista anche la seconda...e che soprattutto, dominanza e sottomissione, per essere tali, dovrebbero necessariamente essere esercitati e posti in essere da entrambi i soggetti del branco misto...

Siccome Il concetto di dominanza-sottomissione nel cane è un concetto molto articolato e sofisticato che prevede, nella sua espressione, una serie di comportamenti complessi e protratti nel tempo e siccome l'uomo è un primate che si comporta in maniera totalmente diversa dal cane, con atteggiamenti, posture, linguaggi e segnali a volte diametralmente opposti a quelli della comunicazione canina, nella relazione tra cane e uomo, non possiamo parlare di concetti quali dominanza-sottomissione, poichè  queste differenze sostanziali tra le due specie non permettono lo svolgimento lineare e fluido di tutte le parti che compongono il puzzle delle interazioni sociali specie specifiche necessarie per definire gli status gerarchici.

Detto questo, sono altresì convinta che nel cane esistano talvolta comportamenti rivolti all'uomo, che esprimono l'intenzione di porsi al vertice del gruppo misto e che questi segnali vengano manifestati all'uomo con posture, mimiche  ed atteggiamenti identici a quelli espressi con i propri conspecifici (essendo questo l'unico linguaggio logico ed etologico che conosce il cane)Ovvero, nella mente del cane il concetto di dominanza "esisterebbe" anche per la relazione con l'uomo, ma di fatto non si può esprimere in maniera totale perché l'uomo non si comporta come il cane....

Perché ho scritto l’articolo?
Perché osservo da decenni i cani, perché ho studiato gli studi degli studiosi, perché ho osservato per cinque anni i cani rinselvatichiti in sardegna e perché la cinofilia ultimamente sta diventando un po’ troppo “tarallucci e vino” la dominanza tra cani esiste eccome se esiste! In alcuni casi si esprime, in altri è solo potenziale, ma negarne l'esistenza non è portare avanti una cultura cinofila obiettiva.

1 novembre 2013

Abbey


                                                                                                                                               
Abbey è una nostra piccola allieva di razza Kromfohrlander di 4 mesi. Questa razza, poco conosciuta, è stata creata in Germania.
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